Mi viene in mente un ricordo delle superiori. A pensarci bene anche delle medie forse. A proposito delle pagine bianche. Ogni qual volta bisognava scrivere un tema, un compito in classe, un compito a casa, se non mi sentivo di farlo perché appunto avevo “pagine bianche” in testa, non lo facevo. Mi dispiace professoressa, avevo la testa vuota, dicevo. Qualcuna di loro capiva e mi rispondeva: va bene. Quando ti viene scrivilo. Qualcun’altra si arrabbiava, ma poco importava. L’arte è così. Se viene viene. Altrimenti…

Oggi sono meno propenso allo scrivere. Non so perché. Ho già messo tanta energia nella mattinata e mi sento come se avessi poco da dire. Poco da far scorrere. Vuoto?! Ma in pace. Mi sono svegliato più tardi del solito perché oggi faremo i turisti e allora di sicuro guideremo e cammineremo tanto. Ma sono comunque andato in spiaggia per una corsa e una nuotata. Ho portato il telefono con me addirittura. Non so perché. Generalmente non mi piace portarmelo appresso e questo sento mi abbia condizionato un po’, inizialmente. Poi, seduto alla riva, mi sono ricordato perché l’ho fatto. Perché l’ho portato. Oggi è 29 Agosto. Ho visto la data aprendo il telefono per fare una story per Instagram e mi sono ricordato… che è il compleanno di mia nipote. Così le ho mandato un video di auguri riportando a galla un ricordo lontano proveniente da quando eravamo piccoli. Non ero sicuro quel ricordo sarebbe riaffiorato anche in lei ma… ma dentro lei sì. Altri tempi. Altre vite. Vero?

Come ti chiami?

Michela.

Michela?

Si.

… lei sa come continua.

Gliel’ho mandato.

Ora anche lei è lontana dalla famiglia. Ma ora anche lei è vicina a sé stessa. Anche se in un momento di dura prova per 15 giorni; perché chiusa in quarantena in una stanza d’albergo da sola, dall’altra parte del mondo in un posto appena atterrata. Dove scoprirà che siamo forestieri in terre straniere. E chissà… che forse anche lei in fondo lo è sempre stata.

Penso poi a Diego. E Antonia. A quando anche loro andranno lontani dalla famiglia e più vicini a sé stessi. Sarò lì in quel momento. Sarò lì allora come sono stato lì fino ad ora.

Auguri Michela

Auguri Diego

Auguri Antonia.

Vi voglio bene

Che strani sogni ho avuto stanotte. Sogni di madri sofferenti, sogni di occhi pieni di lacrime, sogni di dolore… e di rabbia. Di quella rabbia che ti mangia da dentro. Di quella rabbia che vuoi far uscire e lo fai, scaricandola sugli altri per fargli capire quanto male ti sta facendo. Ma in quel momento, gliene fai anche a loro e te ne accorgi. Ma non riesci a controllarti e allora ti arrabbi di più… La conosco quella rabbia. Lo conosco quel dolore. Le riconosco quelle lacrime che cadono da quegli occhi, che anche riconosco. E riconosco quelle madri. Non capisco però perché sono venute da me la scorsa notte. Non capisco però se è il mio male a voler ritornare in superficie o il loro ad esser venuto a cercarmi. Non capisco ma manderò un messaggio alle madri che conosco, più tardi. Per farle sapere che ci sono se son venute da me. E parlerò col cielo poi, per ricordarmi che è presente e che posso andare da lui se ne ho bisogno.

Poi al risveglio… o alla fine del sogno non so… a correre con me è venuta anche Nikita. Mi ha fatto compagnia. Mi ha fatto piangere. Mi ha fatto ridere.

Caro diario,

ma davvero c’è chi si riferisce a te così o succede solo nei film? Con: “Caro diario”. immagino di sì. Perché avere qualcuno a cui rivolgere quello che si sta scrivendo (seppur a un diario) suona “meno pazzo” che il fatto di star scrivendo per sé stessi e parlando da soli. Ma io, caro diario, non ti ho mai parlato prima, non ti conosco. Ti incontro per la prima volta ora e non so se riuscirei a parlarti. Ho sempre parlato da solo, ho sempre scritto per me. E va bene così. Non ti offendere se soltanto uso il tuo nome adesso… però ci tengo a dirti che comunque ti sono grato per quello. Non avrei avuto un titolo per questa sezione del sito altrimenti. Per cui grazie, anche se per me funziona così:

Caro Paolo,

Come stai oggi? Com’è andata la mattinata?

Bene. Davvero bene. Oggi sono riuscito a svegliare “presto” Coral e siamo andati insieme in spiaggia. È rimasta sorpresa dal silenzio del mattino e ha detto che domani vuole rifarlo. Io non so se crederle ma va bene. Averle fatto provare la magia della mia mattina anche solo una volta, col mio oceano, col mio cielo, col mio sole, con gli uccelli che si esibiscono solo per me, col silenzio che risuona solo per me, è stato già abbastanza. Averle fatto avere quel risveglio dell’anima e averla vista felice negli occhi questa sola volta, so che farà il suo sia a me che a lei per un bel po’ di tempo. So che questo risveglio l’ha ricaricata e so che ora posso stare in pace perché so che ora è tornata ad essere leggera e viva.

E credo che tutti avremmo bisogno di quella ricarica di tanto in tanto. Dello staccare dal mondo e riscoprire la vita. Del ritrovarci. Del tornare leggeri. Del riconnetterci con noi stessi per poi poter connetterci con gli altri, una volta che saremo nel mondo di nuovo. Perché da svegli gli occhi sono aperti e le corde del cuore non più tese. Perché da svegli, connettersi e creare rapporti con gli altri non vuol dire andare su facebook ma sorridere al prossimo e dire ciao. Perché da svegli, essere accettati e approvati non vuol dire postare su Instagram ma dare una mano agli altri invece, con l’esperienza data da ciò che si è visto fin lì. Perché da svegli, ridurre le incertezze non vuol dire ricercare la conoscenza su Google ma negli errori di ogni giorno. Negli errori delle scelte di ogni giorno. Perché da svegli, raggiungere alti livelli e prestigio non vuol dire giocare ai videogiochi ma cominciare a fare più di quel che si dice. Perché da svegli, cercare un brivido nella notte non vuol dire aprire Tinder ma la porta di casa per uscire fuori. Perché da svegli soltanto ci si rende conto di quanto si è dormito…

C’è un film, Limitless si chiama, che parla di una pillolina che ti fa usare il 100% del tuo cervello. Ti risveglia i sensi e ti fa vivere in maniera extraordinaria … bel film! Ma ho sempre pensato che in verità non abbiamo mica bisogno di quella pillolina per usare il 100% del nostro cervello. In verità ho sempre pensato che dobbiamo soltanto volerlo e poi aprire gli occhi, e risvegliarci. È quanto basta. È già tutto lì. È già tutto qui, dentro.

Caro Paolo,

e tu sei sveglio?

Adesso sì.

E domani?

E domani mi risveglierò.

Caro Paolo.

Oggi dovrebbe essere il giorno della pubblicazione di questa prima settimana di diario. Ma non ho il computer con me e di imparare adesso ad usare l’app sul cellulare da qui non mi sembra il caso. Per cui aspetterò.

Oggi fa meno caldo degli altri giorni. Non so se è perché paragonato all’isola dove siamo stati ieri (in cui c’era una temperatura di 40 gradi) i 33 gradi di qui sembrano freschi, oppure se perché effettivamente è più fresco oggi, ma si sta davvero bene. C’è un bel vento.

Non ho molto da dire oggi. So solo che sono grato. Sono grato per l’oceano, sono grato per il sole, sono grato per la spiaggia. Sono grato per le onde, sono grato per il vento, sono grato per il suono. Sono grato per l’ombra. Sono grato per mia moglie. Sono grato per il cibo che sto mangiando. Per il vino che sto bevendo. Per il tetto di quest’albergo che mi copre e mi dà riposo. Per il lavoro che mi ha permesso di permettermelo. Sono grato Per quei bambini lì in lontananza con la famiglia, perché mi ricordano della famiglia per cui sono grato. Per i miei fratelli. Sono grato per la madre che ho. Sono grato per mio padre. Sono grato per il sangue. Sono grato per il respiro di ora, per gli innumerevoli, infiniti avuti fino ad ora. E sarò grato per l’ultimo che darò… perché mi riporterà da te. A cui sono grato sopra ogni cosa.

Stavo per non andare a correre stamattina. Stavo formulando mille scuse nella testa per giustificarmelo… ieri sera ho mangiato troppo, sono ancora pieno. Ieri ho fatto tardi, meglio restare sul divano. È ok che non mi alleno un giorno, che fa! Mica devo perdere peso o che. Posso restare a cosce per aria oggi. Tanto devo camminare così tanto durante il giorno. E poi ho di fronte l’oceano, posso meditare qui. Che fa se non vado sulla spiaggia. Posso preparare un caffè e sto bene, no? Quello conta, no? Mah sì!

Mi stavo mettendo più comodo sul divano quando nel silenzio ho cominciato a sentire le onde affondare sulla spiaggia. Piano. Poi più forti. Poi gli uccelli. Ma che stai facendo? Mi sono chiesto…

Ho messo su il costume e sono andato a correre. Poi ho nuotato. Poi il sole si è alzato e mi ha salutato.

Dov’è che eri? Mi ha chiesto.

Perso. Gli ho risposto.

Ma adesso sei qui.

Ma adesso sono qui.

Un uccello dal colore blu acceso e verde smeraldo mi è passato di fianco. Planato su un’onda e rivolato via. Il cielo è diventato rosso.

Dov’è che ero? Davvero perso.

Ho continuato a nuotare. Ho continuato a correre. Ho pregato. Ho ascoltato il silenzio. Ho augurato buona giornata al sole e sono tornato a casa. Ed ora l’ho preparato quel caffè. Ed ora la sto scrivendo questa pagina di diario. Ed ora glieli darò cento baci a Coral per svegliarla. Ed ora le sorriderò.

Alla fine Coral ieri sera si è svegliata per davvero, a mezzanotte e mezza. L’ho fatta riaddormentare con la forza perché ero io a stare nel meglio del sonno in quel momento!! Poi però alle 4 sono venuto in spiaggia. Ed ora qui alla riva mi viene in mente una poesia che ho scritto a 12 anni, uscendo di casa al mattino presto per correre, che fa:

Risplende il sole.
L'aria fresca nei polmoni.
Il sorriso
in viso
per ogni cinguettio
di uccellino.

Svegliarsi
non è mai stato
così bello. 

Il freddo secco
che ti raffredda 
ma che sai 
che a breve
ti scalderà. 

Svegliarsi
non ha 
mai avuto
più senso di ora.

In questo esatto momento… ora… alle 20.16, ciò che mi viene da condividere è soltanto una cosa: “siate grati”. Siate grati per quello che ricevete perché non è detto che vi è dovuto, sapete? Ci pensavo ora. Mentre seduto alla vetrata di questa casa al mare, guardavo la luna farsi spazio tra le nuvole, le luci della città e il buio dell’oceano di notte.

Sale… sale… illumina più della città questa luna. Immagino tra qualche ora salirà così tanto che anche in Italia si vedrà. E poi nel resto del mondo…

Coral si è appoggiata sul divano. Ha detto che riposerà gli occhi 25 minuti e poi si alzerà e usciremo… non ne sono convinto. E va bene così! È stata una giornata lunga tra lo svegliarsi presto, il viaggio in aereo, i check-in e i check-up e i taxi. Mi sa che finirò di scrivere qui e andrò a sedermi vicino a lei.  Le prenderò le gambe e gliele stenderò sulle mie dall’altra estremità del divano. Così da poterle tenere al caldo i piedi con le mani. E dargli un bacio. Quei piedini… che sorreggono una guerriera così tanto forte che a volte me ne dimentico… come sto male in momenti come questi quando penso alle volte che le ho urlato contro. Come ho potuto?  Come facciamo a perdere la pazienza con le persone che amiamo… con le persone che ci amano! Come? È successo con le fidanzate un tempo. Con mia madre. Con Coral, adesso. Perché? Nulla mi è dovuto e loro fanno così tanto per me… Spero una vita sia abbastanza per farle capire che le sono grato… ad ognuna di loro.

La luna si è alzata ancora di più. Ora la sua luce è l’unica luce che domina il cielo.

Siamo a Xiamen. Qui il tramonto cade sulla città, il che vuol dire che domattina l’alba si alzerà dal mare. Non vedo l’ora di poter correrle incontro… ed esser grato anche a lei… per ogni nuovo inizio che ci concede anche quando ce ne dimentichiamo. Anche quando non ci è dovuto.