Benvenuti alla seconda parte dell’intervista con Paolo Cuciniello, in cui ci immergiamo ancora più profondamente nel tessuto della sua scrittura e nelle sue riflessioni personali su questa arte. Nella Parte 1, abbiamo scoperto l’effetto che alcune letture hanno avuto su di lui, abbiamo avuto un assaggio del suo viaggio emotivo attraverso la scrittura e abbiamo esplorato i significanti cambiamenti apportati dalla pubblicazione del suo primo libro.

Ora, ci apprestiamo a continuare la nostra conversazione, aprendo nuovi capitoli e scoprendo altri aspetti del suo approccio creativo. Paolo ci parlerà delle sfide e delle soddisfazioni di creare personaggi vividi e realistici di sesso opposto, condividerà i suoi rituali di scrittura e ci farà partecipe di come gestisce il feedback dei suoi lettori.

Questo dialogo si rivela non solo come una finestra sull’animo di un autore coinvolgente, ma anche come un invito alla comunità di lettori e scrittori a riflettere e re-immaginare i processi creativi che definiscono l’arte della narrazione. Quindi, senza ulteriori indugi, proseguiamo con la nostra esplorazione nella vita letteraria di Paolo Cuciniello.

Personaggi Oltre i Generi: Scrivere l’Altro Sesso

Nel variegato paesaggio della narrativa, creare personaggi credibili e tridimensionali di sesso opposto è una delle sfide più intriganti che uno scrittore può affrontare. Questa esercizio di empatia e di osservazione richiede un profondo atto di comprensione e, spesso, è uno specchio dell’attitudine dello scrittore verso l’umanità nella sua interezza.

Come affronti la sfida di scrivere personaggi del sesso opposto?

Per me, scrivere personaggi di sesso opposto non è tanto una questione di trasporre una voce diversa da quella che naturalmente mi viene, quanto di cogliere l’essenza universale dell’essere umano. Si tratta, prima di tutto, di creare personaggi autentici. Certo, esistono sicuramente differenze nei vissuti e nelle prospettive che possono essere influenzate dal genere, ma la chiave sta nell’ascendere oltre gli stereotipi per giungere a quei tratti fondamentali che rendono ogni personaggio un essere singolare, indipendentemente dal sesso.

Affronto questa sfida con un misto di ricerca e osservazione. Dedico tempo all’ascolto delle esperienze di vita delle donne intorno a me, dai dialoghi casuali alle espressioni di pensieri e sentimenti, per arricchire la mia comprensione delle loro prospettive. In aggiunta, la letteratura, il cinema e altri media possono servire come fonti aggiuntive da cui attingere ispirazione e intuizioni.

Un altro elemento cruciale è l’empatia. Cerco di mettermi nei panni di ogni personaggio e di vedere il mondo attraverso i suoi occhi, con tutte le sfumature che il suo particolare vissuto comporta. Questa fiducia nel potere dell’empatia come strumento di scrittura mi permette di dare vita a personaggi femminili che spero risultino altrettanto convincenti e complessi dei loro omologhi maschili.

Infine, la revisione è un tassello fondamentale in questo processo. Spesso chiedo feedback ai lettori di sesso femminile per garantire che la rappresentazione dei personaggi sia accurata e non risulti viziata da una mia eventuale miopia di genere. L’intento non è soltanto evitare cadute in afasie di genere, ma assicurarmi che ogni personaggio risuoni di una verità che sia comunicabile a tutti, indipendentemente dal genere.

Il Ritmo della Scrittura: Discipline e Abitudini

Per molti scrittori, trovare un equilibrio tra le responsabilità quotidiane e il tempo dedicato a coltivare la propria arte può diventare una sfida della gestione del tempo quasi altrettanto complessa quanto la stessa scrittura.

Hai stabilito una routine specifica per scrivere? Come bilanci il tuo tempo tra le responsabilità quotidiane e la dedicazione alla scrittura?

La creazione di una routine di scrittura è stata per me una vera e propria salvezza, una struttura che mi permette di navigare le acque spesso turbolente di tutti gli impegni della vita. Ho trovato che la disciplina e la consistenza sono elementi chiave per mantenere viva la fiamma creativa e per portare a termine i progetti.

Di solito dedico le prime ore della mattina alla scrittura, quando la mente è ancora fresca e non è stata ancora “inquinata” da tutto il tumulto della giornata. Questo mi permette di approcciare al mio lavoro con chiarezza e concentrazione. Oltre a questo lasso di tempo sacro, cerco di inserire momenti di scrittura o di riflessione attorno alla trama e ai personaggi anche durante il resto della giornata, che si tratti di annotare idee o di rileggere ciò che ho già scritto.

La chiave nel bilanciare scrittura e responsabilità quotidiane risiede nella flessibilità e nel perdono. Ci sono giorni in cui le necessità della vita si impongono prepotenti e il tempo per la scrittura si riduce a un miraggio; in questi momenti, invece di colpevolizzarmi, scelgo di accettare che la produttività può variare. Ritengo importante ricordare che la qualità è spesso più significativa della quantità; quindi, anche una singola frase costruita con cura in un giorno particolarmente caotico può essere considerata una vittoria.

Inoltre, l’utilizzo di strumenti di pianificazione, come calendari e liste di compiti, mi aiuta a rimanere focalizzato sugli obiettivi a lungo termine e a dare priorità ai diversi aspetti della mia vita. Questo sistema di organizzazione mi consente di sentirsi coeso nella mia identità sia come scrittore sia come individuo attento alle altre sfere dell’esistenza.

La disciplina, in tal senso, non è una prigione, ma piuttosto un compagno che supporta il mio viaggio creativo, permettendomi di esprimere la mia vocazione nella scrittura senza trascurare le altre gioie e responsabilità della vita.

Ricostruire i Ricordi: L’Influenza del Vissuto nell’Opera

La narrativa è spesso un tessuto di esperienze vissute e immaginazione. Gli scrittori attingono dai propri ricordi e li trasformano, plasmandoli in storie che, pur nascendo dalla personale sfera di vissuto, raggiungono l’universalità.

In che modo le tue esperienze personali influenzano la tua scrittura? Credi che ogni storia che scrivi porti in sé una parte di te stesso?

Le mie esperienze personali sono come il terreno nel quale affondano le radici le mie storie. In ogni trama, in ogni dialogo, vi è una briciola di vita vissuta che contribuisce alla sua genuinità. Attraverso i miei ricordi, coloro le sfumature dei miei personaggi, i loro conflitti e le loro gioie; e mentre il processo creativo trasforma queste esperienze, esse rimangono il cuore pulsante del racconto.

Certo, la mia scrittura non è puramente autobiografica. Eppure, ogni storia che creo porta inevitabilmente un’impronta del mio percorso di vita. A volte ciò si manifesta in maniera esplicita, come un evento che ho vissuto o una lezione che ho appreso e che trasfiguro nella trama; altre volte, è più sottile – una sensazione, un’intuizione, una relazione interpersonale che uso come lente attraverso cui interpretare le dinamiche del romanzo.

Questo intreccio tra l’io narrante e il sé personale è, a mio avviso, uno dei grandi piaceri e sfide della scrittura. Ogni volta che comincio un nuovo progetto, mi imbarco in un viaggio di autoesplorazione e di autoespressione: ciò che scrivo non solo racconta di personaggi e mondi fittizi, ma rivela anche parti di me stesso, a volte persino quelle che non conoscevo a fondo.

Tuttavia, è fondamentale bilanciare questa inclusione dell’io con l’apertura universale che deve possedere una storia. La mia aspirazione è che, pur riconoscendo le origini ispirate dalla mia vita, i lettori possano vedere nelle mie narrazioni un frammento delle loro vite, rendendo l’esperienza della lettura una condivisione di ricordi e di empatia.

In ultima analisi, credo che ogni storia sia un ponte costruito dai ricordi dell’autore e attraversato dai lettori verso i propri. E nel più profondo senso del termine, ogni libro che scrivo è una tessera nel mosaico di quella bridge narrativa, tenuta insieme dal cemento delle esperienze umane.

Narrativa Controcorrente: Riconsiderare La Letteratura

La nostra visione dell’arte della narrazione può subire significative trasformazioni non solo mentre scriviamo, ma anche attraverso le opere altrui che leggiamo. Ogni libro che incontriamo può lavorare sotto la superficie della nostra psiche creativa, sfidando o rafforzando le nostre percezioni sulla letteratura e l’atto stesso di scrivere.

Come hanno influenzato la tua percezione della scrittura le opere altrui che hai letto? Sono mai accaduti momenti in cui una lettura ha cambiato radicalmente il tuo approccio alla scrittura?

La lettura per me è sempre stata una costante fonte di apprendimento, e molte opere hanno lasciato un solco profondo nel mio essere scrittore. Ci sono stati libri tanto potenti da fungere da catalizzatori di un cambiamento nel mio stile, nella mia voce o nel mio metodo.

Per esempio, quando ho letto per la prima volta “Cento anni di solitudine” di Gabriel García Márquez, la sua capacità di mescolare il reale e il miracoloso mi ha aperto gli occhi su nuove possibilità espressive, facendomi comprendere quanto l’immaginazione potesse essere libera in narrativa. Il suo realismo magico ha spronato in me la volontà di esplorare i confini tra il possibile e l’immaginifico nella mia scrittura, e di come questo potesse arricchire le mie storie.

Cent'anni di solitudine by Gabriel Garcia Marquez

Allo stesso modo, le audaci strutture narrative e le sperimentazioni stilistiche di autori come Virginia Woolf o James Joyce hanno smosso molte delle mie convinzioni sulla forma romanzesca e sulla disposizione del flusso di coscienza sulla pagina. Leggere “La Signora Dalloway” o “Ulisse” è stato come osservare pittori che scoprono nuove modalità per usare i colori, spingendomi a interrogarmi sul mio uso della lingua e del ritmo in scrittura.

Ogni libro che leggo può potenzialmente influenzare il mio lavoro, anche se spesso l’impatto non è immediatamente percettibile. Posso assimilare una tecnica narrativa, un tono, una caratterizzazione in modi che emergono solo successivamente, magari mentre sto scrivendo un dialogo o delineando una trama.

Non solo i capolavori, ma anche le letture più umili o le narrative che trovavo meno convincenti, sono state utili. A volte, è proprio nel disaccordo o nella frustrazione che troviamo la spinta a definire più chiaramente la propria voce. Ogni lettura, positiva o negativa che sia, mi ha insegnato qualcosa e ha contribuito al mio continuo processo di crescita ed evoluzione come scrittore.

In sintesi, credo fermamente che ogni libro che leggiamo ci modelli in qualche modo, e gli stravolgimenti sismici nella percezione che possono seguire sono una parte essenziale di quella continua metamorfosi che è la vita di uno scrittore.

Chiamare i Personaggi: Un Processo di Denominazione

Dare a ciascun personaggio il suo nome è un atto carico di significato per uno scrittore, quasi come per un genitore che sceglie il nome di un figlio. Ogni nome porta con sé suoni, connotazioni e storie che possono influenzare la percezione del lettore e il modo in cui il personaggio si muove all’interno della narrazione.

Come scegli i nomi e le identità dei tuoi personaggi? Qual è il processo che segui per questa cruciale decisione?

La scelta dei nomi per i miei personaggi è un processo ponderato e intimamente collegato alle loro identità narrative. Vedere i personaggi esclusivamente come veicoli di una storia sarebbe riduttivo; essi sono entità viventi la cui personalità e destino sono in qualche modo scegliere in anticipo mediante la loro denominazione.

Spesso inizio con il significato intrinseco del nome, cercando nomi che risuonino storicamente o culturalmente con il carattere che sto cercando di ritrarre. Per esempio, posso decidere di dare a un personaggio un nome che rifletta un particolare tratto della sua personalità o del suo percorso nella storia. Mi immergo in liste di nomi, radici etimologiche, e anche significati letterari o mitologici, alla ricerca di quell’allocuzione che suonerà giusta al mio orecchio interiore.

Al di là del significato, però, c’è anche una musicalità nei nomi che deve essere coerente con il tono del libro e con il ritmo che desidero imprimere. I suoni dolci, duri o fluidi di un nome possono innescare emozioni e aspettative specifiche, e questo va ponderato attentamente.

Inoltre, considero il background dei personaggi – la loro origine geografica, il periodo storico in cui vivono, la loro eredità culturale – perché ogni nome deve essere autentico all’interno del contesto della storia. Quando scrivo di un’ambientazione storica accuratamente ricostruita, per esempio, è essenziale che i nomi riflettano accuratamente le convenzioni nominative dell’epoca o della regione rappresentata.

E, non da ultimo, dedico tempo all’ascolto. Dopo aver scelto un nome, lo pronuncio ad alta voce, lo scribacchio su carta, lo testo nel dialogo e nel narrato per vedere se mantiene la sua efficacia e autenticità una volta inserito nella vita del personaggio.

In fine, spesso sono i personaggi stessi a guidarmi nella scelta del loro nome. Nel momento in cui li conosco meglio, attraverso la scrittura e l’esplorazione delle loro storie, alcuni nomi semplicemente si attaccano a loro. Sentirli nella mia mente, vedere il modo in cui si adattano alla loro essenza, mi fa capire che ho trovato il giusto appellativo, quasi fosse un pezzo che finalmente si incastra nel puzzle della loro esistenza letteraria.

Tra Alti e Bassi: Gestire il Feedback dei Lettori

La relazione tra scrittori e lettori è dinamica e vitale, culminante spesso nel momento in cui si riceve il feedback sul proprio lavoro. Affrontare le recensioni, sia che si tratti di elogi o di critiche, è una prova tanto della resilienza emotiva dello scrittore quanto del suo desiderio di crescita.

Come gestisci il feedback dei lettori sulle tue opere, sia quello positivo sia quello negativo?

Il feedback dei lettori è per me un dono prezioso, sia quando si presenta sotto forma di lodi sia quando espone i difetti percepiti nelle mie opere. Le recensioni positive sono un toccante riconoscimento che il messaggio che ho cercato di trasmettere è stato ricevuto, che la storia ha toccato una corda dei lettori in modo significativo. Questi momenti sono un carburante per l’anima, un incoraggiamento a continuare a scrivere e a condividere storie.

Tuttavia, ho imparato che anche il feedback negativo è essenziale per il mio percorso di scrittore. Affronto queste critiche cercando di mantenere un atteggiamento costruttivo, filtrando attraverso di esse per trarne insegnamenti utili. Non tutte le recensioni negative sono costruttive, alcune possono essere il risultato di gusti personali o di aspettative disattese legate a preferenze soggettive. Tuttavia, quando una critica punta il dito su un aspetto specifico del lavoro come un’incongruenza, un problema di ritmo o una caratterizzazione poco chiarore, vedo l’opportunità di migliorare, di affinare la mia arte.

È importante non lasciarsi sopraffare dalle emozioni. La scrittura è un’attività intrinsecamente personale e mettere il proprio lavoro sotto lo sguardo del pubblico è sempre un atto di coraggio. Di fronte alle recensioni negative, mi sforzo di restare centrato e di ricordare che ogni lavoro letterario incontrerà sia fan entusiasti sia detrattori. Non è possibile piacere a tutti e, in effetti, un libro che suscita reazioni forti, persino divisive, può avere una forza narrativa notevole.

L’importante, in definitiva, è ascoltare. Uso il feedback per dialogare con i miei lettori, per comprendere come la mia scrittura venga percepita e per apprendere come posso migliorare. Ogni commento è un gradino nella lunga scala del miglioramento e della maestria nella scrittura. Accogliendo il feedback con umiltà e apertura, l’interazione con i lettori diventa parte integrante del mio viaggio creativo e della mia evoluzione come autore.

La Scena Più Dura: Sfide Narrative e Superamenti

Ogni scrittore, nel corso della sua carriera, si imbatte in scene che, per vari motivi, si rivelano particolarmente difficili da scrivere. Queste sfide narrative possono emergere da nodi emotivi complessi, da esigenze di plausibilità o dalla stretta interazione tra personaggi. Superare queste difficoltà è spesso un momento di crescita significativo nell’evoluzione di uno scrittore.

Qual è stata la scena più difficile che hai dovuto scrivere e come ha influenzato la tua crescita come scrittore?

Tra le righe del mio percorso di scrittura, la scena che si è rivelata più ardua da comporre è stata un confronto carico di tensione emotiva tra due personaggi centrali di uno dei miei romanzi. Dovetti rappresentare un nodo cruciale nella loro relazione, che aveva radici profonde nel loro passato condiviso e che avrebbe determinato il futuro delle loro vite. Il complesso insieme di emozioni – rabbia, amore, rammarico, speranza – doveva essere calibrato con estrema precisione per catturare l’intenzione narrativa senza scadere nel melodrammatico.

Non so ancora quel dialogo poi come è andato a finire. Ho concluso il romanzo ma non l’ho ancora pubblicato, per cui vedremo. Voi mi direte, un giorno…

Ricerca di Eccellenza: Il Percorso Verso il Miglioramento

Lo sviluppo professionale per uno scrittore non è mai lineare. Ogni storia, ogni libro e ogni paragrafo è occasione di apprendimento e raffinamento del mestiere. Ma crescere come autore va oltre il migliorare la tecnica: riguarda la scoperta di nuove voci, temi, e il coraggio di esplorare i sentieri meno battuti della narrativa.

Come credi che uno scrittore possa crescere e migliorare nel corso della sua carriera? Qual è il tuo approccio al perfezionamento del tuo mestiere?

La crescita come scrittore è, per me, innanzitutto un processo di continua autoformazione e sperimentazione. Credo che la curiosità sia l’ingrediente fondamentale per il miglioramento in qualsiasi arte, e nella scrittura questo significa esplorare diverse forme, generi e stili. Letture ampie e variegate sono cruciali; mi espongo consapevolmente ad una vasta gamma di opere che mi sfidano a pensare e vedere il mondo in modi nuovi.

Inoltre, il miglioramento passa attraverso l’azione di scrivere costantemente, di mettersi alla prova con progetti che possono sembrare intimidatori e di accettare il fallimento come parte del percorso. È necessario avere la prepotenza di sperimentare: di provare nuovi approcci alla narrazione, di giocare con la struttura e il linguaggio, e di affrontare temi complessi o scomodi.

Riconosco anche grande valore nel feedback, sia da parte dei lettori sia da quella dei colleghi scrittori. La critica costruttiva è un faro che illumina i lati nascosti delle mie capacità e delle mie abitudini di scrittura, offrendomi la possibilità di affinare il mio lavoro. Partecipare a gruppi di lettura o a laboratori letterari è stato, in questo senso, un trampolino verso un apprendimento più profondo e uno sviluppo delle mie competenze narrative.

Il mio impegno personale è quello di non restare mai statico. Dedico tempo per la riflessione sulla mia scrittura e definisco obiettivi specifici di crescita per ogni nuovo progetto. Ogni libro terminato è un momento per valutare cosa ha funzionato, cosa no e come posso trarre insegnamenti da quelle esperienze.

La crescita personale gioca un ruolo importante: le sfide della vita, il cambiamento delle prospettive, l’evoluzione della visione del mondo informano la profondità e la maturità della mia scrittura. Mantenere un dialogo aperto con me stesso e con il mondo intorno a me è vitale per catturare quelle verità universali che rendono un’opera letteraria significativa e perdurante.

La ricerca di eccellenza, infine, non è mai un traguardo definitivo, ma un orizzonte sempre in espansione. Ogni passo avanti mi porta a nuovi insiemi di domande, a nuove sfide e alla consapevolezza che c’è sempre spazio per imparare e migliorare. Questo è il polso che guida il mio percorso verso il miglioramento, un viaggio di passione, disciplina e scoperta.

Tesori dell’Infanzia: I Libri Che Hanno Segnato L’Età Giovanile

Sebbene molti abbiano il loro primo contatto con libri rivolti specificamente ai giovani lettori, vi sono casi in cui le prime letture significative provengono da autori che toccano tematiche più spirituali o di introspezione personale. Osho, Tiziano Terzani e Paulo Coelho sono esempi di scrittori la cui opera può avere un profondo impatto nei primi anni di formazione di un individuo, anche se potrebbero non essere considerati autori tipici per l’infanzia.

Come hanno ispirato questi autori il tuo cammino letterario fin dalla giovinezza e quale impatto hanno avuto sul tuo sviluppo come scrittore?

La mia esplorazione letteraria fin dalla giovane età ha percorso sentieri meno convenzionali, portandomi a incrociare la via di autori il cui pensiero filosofico e spirituale ha contribuito in maniera sostanziale alla mia crescita personale e alla mia visione della narrazione.

Con “Autobiografia di un mistico spiritualmente scorretto” di Osho, ho avuto modo di confrontarmi sin dalla giovane età con idee che sfidavano il pensiero ortodosso, promuovendo l’introspezione e il dissolvimento di queste culturali e religiose ben fissate.

La sua retorica pungente e il suo stile confidenziale hanno modellato in modo sottile la mia influenza verso un approccio narrativo che non teme di interrogare le convenzioni, cercando di dare vita a storie che riflettono la ricerca di significato nella condizione umana.

D’altra parte, i resoconti di viaggio e le riflessioni introspettive di Tiziano Terzani, specialmente in “Un indovino mi disse“, mi hanno condotto attraverso una narrazione che intreccia il personale con l’universale, mostrando come le storie possano spaziare dalle piccole verità individuali alle grandi saggezze collettive. La sua capacità di contestualizzare la propria esperienza entro un panorama più ampio di eventi storici e culturali ha lasciato il segno nella mia aspirazione a scrivere racconti che siano al tempo stesso intimi e risonanti a livello globale.

Paulo Coelho, con il suo “L’Alchimista“, ha introdotto in me la nozione del viaggio metaforico come metafore di crescita interiore e scoperta di sé. La semplicità e l’universalità della sua prosa, la ricchezza simbolica del viaggio del pastore Santiago, hanno acceso nella mia mente la consapevolezza del potere delle narrazioni come veicolo di verità e come riflessione dei percorsi della vita reale. La sua enfasi sul seguire i propri sogni e sui segni del destino ha incoraggiato le mie ambizioni letterarie, motivandomi a inseguire la mia passione per la scrittura.

L’ascendente di questi autori, con i loro approcci distinti ma ugualmente evocativi alla letteratura, ha consentito di formare una base solida per il mio sviluppo letterario. Hanno aperto orizzonti di pensiero che spaziano dal concreto al metafisico, fornendomi un repertorio ricco di temi e di esempi di stili da cui attingere nel mio viaggio personale di scrittore. Anche se non rappresentano le letture tipiche dell’infanzia, hanno contribuito fondamentalmente a plasmare la mia identità narrativa e la mia voce autoriale.

Creatività e Tecnicismo: Navigare nel Processo Artistico

Il processo creativo può essere un equilibrista tra l’estro istintivo e l’applicazione metodica di tecniche letterarie. Equilibrare l’ispirazione spontanea con un approccio sistematico è essenziale per trasformare le emozioni effimere e le idee in potenza in storie concrete e toccanti che risuonano con il lettore.

Come trovi l’equilibrio tra l’aspetto creativo intuitivo e quello più tecnico e strutturato della scrittura?

Il mio processo artistico si muove lungo un continuum tra ispirazione e disciplina. Credo che l’intuizione e la creatività spontanea siano essenziali per dare vita e originalità alle mie storie. È l’ispirazione a guidare i momenti di vera invenzione narrativa, dove il flusso della scrittura sembra quasi prendere il comando lasciandomi, in seguito, con una pagina piena di sorprese e scoperte.

Tuttavia, la sola ispirazione non è sufficiente a costruire una narrativa coerente e compiuta. Qui interviene l’aspetto tecnico: la comprensione delle strutture della narrazione, la padronanza della lingua e la capacità di lavorare consapevolmente sul ritmo e sullo sviluppo dei personaggi. Dedico molto del mio tempo alla revisione e al raffinamento di ciò che ho scritto inizialmente sotto l’impeto creativo, modellando e limando fino ad ottenere il risultato desiderato. (Piccolo segreto, questa è però anche la parte che odio di più! Shh!)

Trovo l’equilibrio cercando di essere aperto e ricettivo nei momenti di ispirazione, ma anche di stabilire regimi di scrittura regolare e di revisione meticolosa. Per esempio, posso concedermi sessioni in cui scrivere liberamente senza preoccuparmi della forma o della precisione stilistica, ma imporrò poi fasi in cui analizzare e rielaborare il testo con occhio critico e tecnico.

Un altro aspetto metodico è la pianificazione. Anche se spesso lascio che la storia si sviluppi in maniera organica, ho un contorno generale che mi funge da bussola. Questa struttura di base mi permette di avere una direzione anche quando mi sento trascinato dall’impulso creativo, assicurandomi di non allontanarmi troppo dai temi e dagli obiettivi che ho stabilito per l’opera.

Conclusione

E così giungiamo al termine della seconda parte della nostra esplorativa e stimolante intervista con Paolo Cuciniello. Le sue parole ci hanno offerto uno sguardo privilegiato nelle profondità della sua pratica narrativa e nelle riflessioni che alimentano il suo processo creativo. Abbiamo viaggiato attraverso le sfide e le scoperte che definiscono il suo viaggio da scrittore, scoprendo un individuo per il quale la scrittura è ben più di una professione – è una passione, una forma di esplorazione di sé e una connessione profonda con i lettori.

Attraverso la sua perseveranza ed il suo impegno nella ricerca della perfetta espressione letteraria, Paolo Cuciniello rappresenta un esempio di come l’arte della parola scritta sia in costante evoluzione, come sia vitale restare studenti per tutta la vita e come il dialogo tra autore e lettore sia fondamentale per la vitalità della letteratura stessa.

Questo ritratto letterario ci ha rivelato un autore dedicato a perfezionare con ogni frase la sua maestria, e al tempo stesso impegnato a mantenere un dialogo aperto e sincero con il mondo che lo circonda. In Paolo, vediamo le qualità che fanno di uno scrittore non solo un narratore di talento, ma anche un instancabile ricercatore delle verità umane.


Se avete trovato ispirazione nelle parole di Paolo e nel suo ardente amore per la letteratura, vi invitiamo a unirvi a noi nell’approfondire ulteriormente questi temi. Condividete le vostre esperienze e le vostre riflessioni con noi; ogni opinione contribuisce al tessuto vivo della nostra comunità letteraria.

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Nel frattempo, se non lo avete ancora fatto date un occhiata alla nostra lista aggiornata di libri consigliati in questo 2023.

Era da un po’ che non riprendevo questo computer nero alla domenica, era da un po’ che non mi sedevo a questo tavolo a scrivere. È da quando è uscito il mio nuovo libro forse, che, decidendo di concentrarmi di più sulla promozione, ho “trascurato” la scrittura. Trascurato. Non userei questa parola però. Come si fa a trascurare qualcosa che appartiene a noi nel profondo, come si fa a trascurare qualcosa che –è noi? Non l’ho trascurata. Tutt’altro anzi; l’ho fatta ricaricare, gli ho dato una vacanza. Sì, proprio così, gli ho dato una vacanza. -Non ho scritto- di proposito. E non soltanto per via della promozione di Uno (Sporco) Diario Aperto ma anche perché non volevo più scrivere e aspettare, invece, per farlo, che mi fossi trasferito nella nuova casa. Sentivo, infatti, che il luogo in cui sono ora mi ha già dato tutto quello che doveva. La sua energia si è esaurita, il suo compito è finito. In questa casa è nato il blog, in questa casa è nato il diario, giorno per giorno insieme a voi. In questa casa si sono sviluppati i miei social, il mio rapporto coi followers. In questa casa è nato l’inizio per un futuro nuovo libro. In questa casa ci sono state risa e pianti, gioie e dolori, bottiglie piene, bottiglie vuote e bottiglie rotte. Ma ho bisogno di qualcosa di nuovo prima di ricominciare a scrivere, ho bisogno di vibrazioni nuove da mettere nei miei lavori, nei miei scritti, nei miei libri ed è per questo che ho lasciato il tutto; così che il tutto si ricaricasse. Perché può non sembrare ma scrivere non è facile. Perché può non sembrare ma scrivere non è solo avere un computer e battere due dita sulla tastiera. Non è solo unire qualche letterina, qualche parola e dire ciò che si ha in testa. Non è solo parlare. Scrivere è viaggiare. Scrivere è viaggiare dentro di sé e osservare, sentire, toccare, annusare tutto ciò che si trova lungo la strada. Il bello e il brutto, il puzzolente e il profumato, il male e il bene. Assorbire tutto e poi capirlo. Assorbire tutto e poi dargli forma. Assorbire tutto e poi tradurlo. Assorbire tutto e poi scriverlo. Assorbire tutto, mettersi in gioco, confrontarsi con chi si ha di fronte e poi riassorbire ancora. Un viaggio. E quanto stanchi siamo dopo un viaggio da Milano a Napoli in macchina ad agosto? Quanto stanchi siamo dopo un viaggio d’estate in treno dal nordest della Cina all’Ovest? Con la gente ammassata. Col caldo, con la pioggia, col freddo. Non capendo chi ti è intorno…

Lo stesso vale per l’arte.

Lo stesso vale per la scrittura.