Ciao Paolo,

Non so nemmeno da dove cominciare questo messaggio. Probabilmente non ti ricorderai di me, ma io invece mi ricordo benissimo di te e di quando ci siamo incrociati anni fa al Politecnico. Ero una ragazzina delle medie in gita con la mia scuola per un open day sull’orientamento universitario. Mi ero completamente persa in quel campus enorme e stavo disperatamente cercando il bagno. Tu eri uno studente e quando ti ho fermato per chiedere indicazioni, con un sorriso stupendo (ed una birra in mano ahahaha) mi hai gentilmente accompagnata. Ero troppo timida per parlare o solo guardarti in faccia, ma ricordo di essere arrossita come una piccola scema! Non so se per l’imbarazzo di disturbarti o perché, molto banalmente, mi eri piaciuto. Tu però non ti sei minimamente accorto dei miei imbarazzi da ragazzina e ti sei limitato ad aiutarmi con gentilezza.

Insomma, quella doveva essere una giornata importante per il mio futuro, ma alla fine l’unica cosa che mi è rimasta impressa è stato l’incontro con te. Non avrei mai immaginato che anni dopo ci saremmo “rincontrati” in un certo senso.

Sono finita a studiare Architettura qui al Politecnico, anche se all’inizio non avevo le idee chiare. E un giorno, navigando su Amazon, mi è uscita la pubblicità del tuo libro. Ho cliccato per pura curiosità e boom! C’eri tu con quella faccia pulita e quell’aria dolce che ricordavo bene. Ti ho subito cercato sui social, ho comprato il tuo libro e sono letteralmente impazzita per le tue parole, la tua sensibilità.

Ho esitato un sacco prima di decidere di scriverti, non so nemmeno se tu ti ricorderai quell’episodio idiota. Ma per me aveva significato tanto incontrare una persona come te al tempo. E volevo dirtelo. Chissà, magari un giorno se capiti per Milano possiamo rivederci e fare una chiacchierata, faccia a faccia stavolta. Mi piacerebbe presentarti la nuova me, ormai un po’ più sicura di me stessa e non più quella ragazzina timidissima, anche se in fondo…con te probabilmente lo sarei ancora!

Spero che tu stia bene. Spero che tu sia felice.

Un abbraccio fortissimo.

XXX


Come potevo non condividere un così bel messaggio?

#howimetyourmother

Lo scrittore italiano Paolo Cuciniello ci conduce in un viaggio trascendentale con il suo romanzo “Cammina Insieme a Me Camminiamo Insieme“. Questo gioiello della narrativa contemporanea esplora le misteriose connessioni tra gli individui, sfidando i confini tra realtà e sogno.

Diviso in due parti, il romanzo segue le vite di Paolo e Paola, due personaggi appartenenti a mondi e tempi diversi, eppure inestricabilmente legati. Cuciniello manipola abilmente lo spazio e il tempo, permettendo ai protagonisti di incontrarsi nei sogni e nella realtà stessa, spezzando i confini che dividono i loro mondi.

Cammina Insieme a Me Camminiamo Insieme” è un viaggio, per i protagonisti e per il lettore stesso. Un viaggio esteriore che ci porta dall’Italia alla Toscana, dall’Asia all’America, ma soprattutto un viaggio interiore che ci pone di fronte alla domanda fondamentale: “Per cosa vivo realmente?”. Le numerose persone che incontriamo lungo il cammino sono tutte connesse in modi misteriosi, sfidando la nostra comprensione delle coincidenze e del destino.

Cuciniello intreccia abilmente elementi di realtà e sogno, destino e poesia della vita quotidiana, creando una trama avvincente che celebra la profonda interconnessione tra gli esseri umani e l’universo stesso. La sua prosa poetica ci guida in un percorso interiore di scoperta e realizzazione, rivelando il potere trasformativo delle connessioni umane.

Per chi cerca una lettura che vada oltre il semplice intrattenimento, “Cammina Insieme a Me Camminiamo Insieme” offre un’opportunità unica di immergersi in un viaggio trascendentale e di esplorare le profondità dell’interconnessione umana e del significato delle nostre esperienze. Un romanzo imperdibile per gli amanti della narrativa che sfida i confini tradizionali e celebra la poesia della vita in un mondo in cui le energie si creano e muovono il mondo stesso.

Scopri di più su Amazon: [ https://www.amazon.it/Cammina-Insieme-Me-Camminiamo-sincontrano/dp/B0CXT7B37Z ]


Biografia di Paolo Cuciniello

Paolo Cuciniello, autore autoprodotto di fama internazionale e poliedrico professionista, è un broker, ingegnere e CTO nel settore high-tech. Le sue opere, apprezzate in tutto il mondo, sfidano i confini tra realtà e immaginazione, ottenendo un particolare seguito nel mercato asiatico. Attivo online e impegnato in ambito educativo e culturale, condivide la sua visione innovativa tra l’Italia e la Cina. “Cammina insieme a me Camminiamo insieme” invita i lettori di diverse culture in un viaggio esplorativo sull’esistenza umana.

Ricordi quando eri bambino? Quando le cose le facevi, semplicemente. Quando non pensavi mai a, “Quali sono i relativi vantaggi di imparare il calcio rispetto al tennis?” Semplicemente correvi intorno al campetto e giocavi a calcio e tennis. E qualche volta, qualcuno, ha pure mischiato le due cose e creato il calcio-tennis. Pensa! Costruivi castelli di sabbia, giocavi a rincorrersi, facevi domande stupide e cercavi insetti e catturavi farfalle o scavavi buche.

Nessuno ti diceva di farlo, lo facevi semplicemente. Eri guidato solo dalla tua curiosità e dal tuo entusiasmo. 

E la cosa bella era che se odiavi il calcio, smettevi semplicemente di giocarci. Non c’era coinvolto nessun senso di colpa. Non c’era discussione o dibattito. Ti piaceva o non ti piaceva.

E se adoravi cercare insetti, facevi semplicemente quello. Non c’era un’analisi di secondo livello del tipo, “Beh, cercare insetti è davvero ciò che dovrei fare con il mio tempo da bambino? Nessun altro vuole cercare insetti, significa che c’è qualcosa che non va in me? Come influirà cercare insetti sul mio futuro?”

Non c’erano tutte ste “pippe mentali”. Se ti piaceva qualcosa, la facevi. Punto.

“COME TROVO LA MIA PASSIONE?”

Di recente ho ricevuto un messaggio (e non è la prima volta) da una persona che mi diceva di non sapere cosa fare della sua vita. E, come tutte le altre, questa persona mi ha chiesto se avevo qualche idea su cosa potesse fare, da dove iniziare, dove “trovare la sua passione”. 

Ma come rispondo a una domanda del genere? Come rispondo sinceramente a una domanda di questo tipo se NON NE HO LA MINIMA IDEA. Se non hai idea (tu) di cosa fare della tua vita, cosa ti fa pensare che qualcuno che scrive libri e che beve baijiu nei peggiori bar dell’Asia lo possa sapere? Sono uno scrittore, non ancora un indovino.

Ma ancora più importante, quello che voglio dire a queste persone è questo: è proprio quello il punto, “non sapere”. La vita è tutta basata sul non sapere e poi fare qualcosa comunque. Tutto nella vita è così. Tutto. E non sarà più semplice solo perché hai scoperto che ami il tuo lavoro di giardiniere o hai ottenuto un lavoro da sogno come giornalista sportivo, o portaborse di un miliardario, o lustra scarpe di Ronaldo.

Tutti a scrivere libri e a fare film centrati su: “trovare la propria passione”

Che du’ cogl#%ni! Quanto ci vuole ancora per capire che la propria passione l’abbiamo trovata già? Lo sappiamo già cosa ci piace, lo sappiamo già cosa ci fa stare bene. Lo stiamo solo ignorando. Perché davvero, siamo svegli 16 ore al giorno, cosa facciamo col nostro tempo? Facciamo qualcosa, ovviamente. Stiamo parlando di qualcosa. C’è un argomento o un’attività o un’idea che domina una parte significativa del nostro tempo libero, delle nostre conversazioni, delle nostre navigazioni online, e lo domina senza che lo cerchiamo consapevolmente.

La nostra passione è lì, di fronte a noi, la stiamo solo evitando. Per qualche motivo, la stai evitando. Ti stai dicendo, “Beh, sì, amo i videogiochi ma questo non conta. Non si può guadagnare con i videogiochi.”

Ma che ne sai? Ci hai almeno provato?

Il problema non è la mancanza di passione per qualcosa. Il problema è la produttività. Il problema è la percezione. Il problema è l’accettazione.

Il problema è il “Oh, beh, questa semplicemente non è un’opzione realistica,” o “I miei genitori mi ucciderebbero se provassi a farlo, dicono che dovrei fare l’avvocato,” o “È folle, non puoi comprarti una casa con i soldi che guadagni facendo questo.”

Il problema non è la passione. Non è mai la passione. Sono le priorità.

E anche, allora, chi dice che devi guadagnare facendo ciò che ami? Da quando tutti si sentono autorizzati ad amare ogni singolo secondo del loro lavoro? Davvero, cosa c’è di così sbagliato nel lavorare in un impiego normale con colleghi simpatici che ti piacciono e poi perseguire la tua passione nel tempo libero?

Ma che poi, posso confidartelo un segreto?

Ogni lavoro fa schifo a volte.

Shhh!

Non esiste un’attività appassionante di cui non ti stancherai mai, su cui non ti stresserai mai, su cui non ti lamenterai mai. Non esiste. Sto facendo il lavoro dei miei sogni (non mi piace chiamarlo lavoro, ma è per rendere l’idea), e odio ancora più o meno circa il 30% di esso. In alcuni giorni anche di più. Perché sai quanto mi pesa fare ste cavolo di foto e di storie su Instagram per l’algoritmo? E fai la foto al piatto cinese, e fai la foto alla città, e postala a quest’ora, e non postarla al sabato. Davvero, non hai idea di quanto lo odi.

Ma lo faccio.

Perché di nuovo, questa è solo la vita. La questione qui è, ancora una volta, le aspettative. Se pensi di dover lavorare settimane da 70 ore e dormire in ufficio amando ogni secondo di esso, hai visto troppi film americani o letto troppe biografie. Se pensi di doverti svegliare ogni singolo giorno ballando in pigiama mentre tua moglie ti prepara la colazione nuda o tuo marito tutto sorridente ti abbraccia e ti bacia dicendoti che ti ama, mentre ti fa un regalo diverso ogni volta, allora qua chi breve troppo baijiu sei tu! Perché la vita non funziona così.

LA TUA PASSIONE È GIÀ DAVANTI A TE

Ho un amica che, negli ultimi anni, ha cercato di andare avanti lavorando in un locale ogni notte con la speranza di mettere abbastanza soldi da parte per il futuro (così da poter avere abbastanza tempo per trovare la sua passione). Nonostante gli anni di lavoro, però, questo futuro sembra non arrivare mai. E ci sta male. Fisicamente. E mentalmente.

Le cose cambiano, poi, ogni volta che qualcuno le chiede di restaurare qualcosa di vecchio e usato, corroso dagli anni del tempo. Porca miseria, si getta a capofitto come una bambina dietro a un carretto dei gelati. E che lavoro che fa! Rimane sveglia fino alle quattro del mattino perdendosi a lavorare su ogni pezzo e amando ogni secondo.

Ma due giorni dopo è di nuovo, “Paolo, non so proprio cosa dovrei fare.”

Amore mio… quanto vorrei poterti comprare il mondo e darti tutto ciò che desideri, coi. E perdonami se sono duro scrivendoti così in questo blog. Lo sai che é la rabbia di un padre a parlare.

E incontro tante persone come lei. Che non hanno bisogno di trovare la propria passione perché la propria passione li ha già trovati. La stanno solo ignorando. Si rifiutano di credere che sia fattibile. Hanno solo paura di provarci sul serio.

È come un ragazzino timido che entra in un parco giochi e dice: “Beh, i videogiochi sono davvero fighi, ma i calciatori della Serie A guadagnano di più, quindi dovrei forzarmi a giocare a calcio ogni giorno,” e poi torna a casa e si lamenta che non gli piace la ricreazione e il tempo libero.

E questa è una fregatura. Perché a tutti piace la ricreazione. A tutti piace il tempo libero. Il problema è che arbitrariamente scegliamo di limitarci basandoci su alcune idee sbagliate che ci sono entrate in testa sul successo e su cosa dovremmo fare.

Un esempio carino, chiaro, forse, è anche quando mi chiedono consigli su come diventare scrittori.

La risposta é che davvero non sempre lo so.

Da bambino, scrivevo poesie su tovaglioli che poi regalavo a mio padre a colazione. Da adolescente, scrivevo temi che la maestra prendeva e condivideva con le altre insegnanti e le altre classi. Crescendo scrivevo testi rap. Crescendo un po’ in più, e capendo che non sapevo cantare, ho ripreso a scrivere poesie. Poi racconti. Poi libri.

Non ho mai considerato la scrittura come una potenziale carriera. Non l’ho nemmeno considerata un hobby o una passione. Per me, le cose su cui scrivevo erano la mia passione (che poi erano e sono la mia vita): amore, odio, rabbia, strada, dolori, amici persi, fidanzatine, sesso, droghe, viaggi, anime perse, anime ritrovate, alcolismo, riscatto, soldi, soldi persi, soldi riguadagnati, case abbandonate, overdosi, amanti, amanti che mi amano, amanti che solo vogliono cinquecento euro ogni due ore, locali aperti, locali chiusi, risse, commissariati, tirapugni, armi nascoste, motorini rubati, schiaffi presi, schiaffi dati, aziende aperte, università, lauree, scelte manageriali, riunioni, contratti, eventi, un matrimonio. Scrivere era solo qualcosa che facevo perché mi andava. E alla scrittura andavo io.

E quando ho dovuto cercare una carriera di cui potermi innamorare, non ho dovuto guardare lontano. In realtà, non ho dovuto guardare affatto. Mi ha scelto, appunto, in un certo senso. Era già lì. Già qualcosa che facevo ogni giorno, fin da bambino, senza nemmeno pensarci.

Perché ecco un altro punto che potrebbe far storcere il naso ad alcune persone: se devi cercare ciò di cui sei appassionato, probabilmente non ne sei affatto appassionato.

Se sei appassionato di qualcosa, quel qualcosa avrà già l’aspetto di una parte così radicata della tua vita che dovrai essere ricordato dalle persone che non è normale, che altre persone non sono così.

Un bambino non entra in un parco giochi e si chiede: “Come posso trovare il divertimento?” Va semplicemente e si diverte.

Se devi cercare ciò che ti piace nella vita, allora non godrai di nulla. E la verità è che già ti piacciono delle cose. Già ti piacciono molte cose. Stai solo scegliendo di ignorarle.

La scrittura è un’arte che richiede passione, dedizione e continuo miglioramento. Che si tratti di scrivere un romanzo, articoli per un blog, o persino contenuti per il web, ogni scrittore desidera migliorare le proprie abilità e coinvolgere i lettori in modo più efficace. Di seguito, presentiamo dieci strategie essenziali che ti aiuteranno a elevare la tua scrittura ad un livello superiore.

1. Conosci il tuo pubblico

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    Scrittori esordienti e veterani concordano su un punto cruciale: la chiave per creare contenuti che risuonino veramente con il lettore è comprendere profondamente chi sono i tuoi lettori. Questa non è semplicemente una questione di demografia generica, come età o genere, ma richiede una comprensione più sfumata e approfondita dei loro interessi, delle loro sfide e delle loro motivazioni.

    2. Leggi molto

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    Il secondo punto cruciale per chiunque desideri elevare il proprio livello di scrittura è la lettura. L’atto della lettura non solo arricchisce la nostra comprensione del mondo, ma affina anche le nostre abilità narrative, arricchisce il nostro vocabolario e rivela le infinite possibilità della lingua.

    3. Scrivi regolarmente

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    Scrivere regolarmente è fondamentale per qualsiasi scrittore che aspiri al miglioramento. Vediamoci chiaro: la scrittura è tanto una competenza quanto un’arte, e come tutte le competenze, richiede esercizio costante per essere affinata.

    4. Sviluppa la tua voce

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    Nel mare vasto e profondo della letteratura e dei contenuti online, una voce autentica e distintiva è ciò che può fare la differenza, permettendo ad un autore di emergere ed essere ricordato. Lo sviluppo di una voce unica non è un’impresa da poco; richiede tempo, sperimentazione, e un profondo impegno personale.

    5. Accetta il feedback

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    Nel percorso di miglioramento personale di uno scrittore, poche cose sono tanto vitali quanto l’apprendimento da feedback e critiche. Troppo spesso, il feedback viene percepito come un giudizio negativo piuttosto che come un’opportunità di crescita. Per sviluppare pienamente le proprie capacità e perfezionare l’arte della scrittura, è essenziale imparare ad accogliere il feedback in tutte le sue forme.

    6. Modifica e revisiona

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    Il processo di modifica e revisione è fondamentale per trasformare un buon testo in un’opera eccezionale. Non è solo una questione di correggere errori grammaticali o ortografici, ma di valutare e migliorare la coerenza, la chiarezza, la struttura e lo stile del tuo scritto. Questa fase richiede uno sguardo critico e un approccio metodico.

    7. Studia la SEO

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    Nell’era digitale, comprendere le basi della SEO (Search Engine Optimization) è diventato indispensabile per qualsiasi scrittore che vuole vedere il proprio lavoro raggiungere un vasto pubblico online. La SEO non riguarda solo l’attrarre maggior traffico verso i tuoi contenuti, ma anche migliorare l’esperienza dell’utente e costruire una narrativa che sia allo stesso tempo coinvolgente e facilmente scopribile dai motori di ricerca.

    8. Utilizza esempi e metafore

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    Per rendere la scrittura più accessibile, coinvolgente e memorabile, l’utilizzo di esempi concreti e metafore è una tecnica potente. Questi strumenti non solo possono rendere le idee più chiare, ma possono anche aggiungere profondità e colore al testo, imprimendo i concetti nella memoria del lettore a lungo termine.

    9. Mantieni la curiosità

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    Per uno scrittore, la curiosità non è semplicemente un tratto di carattere desiderabile, è il carburante che alimenta la ricerca continua di nuove idee, approcci e prospettive. Mantenere una curiosità vivace e instancabile può trasformarsi in una fonte inesauribile di ispirazione, consentendo di esplorare territori inesplorati nella scrittura e nell’espressione creativa.

    10. Miglioramento Continuo

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      Il miglioramento continuo in ambito letterario non è soltanto un obiettivo, ma un viaggio senza fine che ogni scrittore intraprende nel corso della propria carriera. Questo processo non si limita alla semplice acquisizione di nuove tecniche o all’espansione del proprio repertorio stilistico; è piuttosto un’esplorazione costante di nuovi territori creativi, un’affinazione della propria sensibilità e l’apertura a sperimentazioni che sfidano il proprio conforto.

      “Non ti piace la scuola? Se non studi ti mando a lavorare!”

      L’avete mai sentita questa espressione? L’hanno mai usata con te i tuoi genitori? L’hai mai usata con i tuoi figli? È un’espressione che avevo dimenticato. Un’espressione che, chissà perché, si era nascosta da qualche parte in fondo nel mio cervello. Nei meandri della mia piccola memoria. Non che i miei genitori l’abbiano mai usata con me, no, ma ho avuto tanti amici a cui i genitori gliela ripetevano in continuazione. “Non ti piace la scuola? Se non studi ti mando a lavorare!”

      L’ho risentita di recente in un incontro genitori-figli-insegnanti in una scuola in cui sono stato invitato per raccontare la mia storia e per raccontare come, lo studio nella mia vita, mi abbia permesso di raggiungere la posizione in cui sono adesso. Poco sapevano, però, quegli insegnanti e genitori quando mi hanno invitato che, in realtà, non la penso proprio come la pensano loro. “Sì, lo studio sui libri di certo mi ha permesso di raggiungere la posizione in cui sono adesso. Di certo mi ha dato tre lauree e di certo è grazie a quello studio se sono diventato manager molto giovane e se ho aperto un azienda high-tech e ne sono diventato il CTO. Di certo è anche grazie allo studio se ho conoscenze sulla luce biologica benefica per l’uomo (la mia azienda si occupa infatti di tecnologie di luce circadiana), e di certo è grazie anche allo studio se sono arrivato in Cina nel modo in cui ci sono arrivato (sono stato infatti portato qui da una doppia laurea tra il Politecnico di Milano e l’università aerospaziale di Pechino). Ma non è di certo solo grazie allo studio se sono chi sono.

      Ho iniziato più o meno così il mio discorso. Poi continuato.

      “Crescendo, ho imparato che le istituzioni danno troppa importanza ai test. Ho imparato che i genitori danno troppa importanza ai test. Ho imparato che sempre più professori danno troppa importanza ai test. Ho imparato che, poi, con tutta questa attenzione e importanza che si dà ai test, si finisce col lasciare soli gli studenti. Si finisce col creare un futuro uguale al passato, con burattini e robot che non sanno prendere decisioni e che faranno gli stessi errori che sono stati fatti da chi c’era prima. Tutti uguali.

      Ma non solo questo.

      Si finisce col dare pressioni agli studenti che si trovano in un età che già di per sé gliene dà. In una età così sensibile, così capace di sentire, così capace di vedere ogni sfumatura del mondo e ogni sfumature di ciò che li circonda. Si finisce col veder ragazzi lanciarsi da un ventesimo piano solo perché non passano un test!

      Ora voglio aprire una piccola parentesi perché credo sia importante al fine di capire quello che ho appena detto. Di solito non seguo né la cronaca né tanto meno le notizie generali. Se so certe cose, infatti, è perché le vedo e le ho viste. Ero infatti fuori alla mensa dell’università, quando, dall’atrio dell’edificio principale della scuola accanto, ho sentito un tonfo. E, prima ancora di andare a vedere cosa fosse, chissà perché, già lo sapevo. Le cose, quando cadono, emettono un suono diverso rispetto alle persone.

      Da quel tonfo avevo già capito di cosa si trattava. E non so in Italia come funziona adesso, vivo in Asia ormai da quasi dieci anni. Ma qui il sistema scolastico è molto severo, molto rigido. C’è un esame nella carriera da studente dei giovani che gli determina l’intero futuro. A seconda del punteggio che prendono a quell’esame possono andare o meno all’università, possono fare o meno un determinato tipo di lavoro, possono andare o meno in una determinata città. Ma non solo questo. Intorno a quell’esame, infatti, si crea un mostro nella testa dei ragazzi. Perché i genitori continuano a ripetergli che devono superarlo per cambiare il futuro della famiglia. Perché i maestri gli ripetono che devono superarlo per fare i soldi da grandi. Perché in questa società non si può perdere, si può solo vincere. Ed è così che succede quello che succede. Risultato di ragazzi rotti. Abituati solo a vincere, quando si perde, poi, si salta. Ci si taglia. Ci si strangola. Esistono medicine adesso, anche. Le si prendono.

      Ma voglio chiudere questa parentesi, adesso. Magari in un altro blog ne riparliamo.

      “Perciò, credo sì che i test siano importanti. Credo sì che i vostri genitori abbiano ragione e che dovete starli a sentire. Credo sì che i professori vadano rispettati ed ascoltati perché non stanno lì a perdere tempo. Credo sì, tutto questo. Ma credo anche che, quanto è bello non passare un test? Quanto è bello prendere un due, un impreparato ad un interrogazione? Quanto è bello scappare di casa con la fidanzata? Farsi consolare per quel due, consolarla se ha preso una nota. Quanto è bello perdere? Quanto è bello cadere? Quanto è bello rialzarsi, e fare il callo, ed imparare, che, in questa vita si cade. E lasciarsi andare. E non dargli peso. Perché va bene così.

      Lo studio, sì, di certo mi ha aiutato e permesso di raggiungere la posizione in cui sono adesso ma non è stata l’unica cosa. Take two educations, diceva un film. One from the school, one from the street. Prendi due educazioni, due diplomi. Una dalla scuola, una dalla strada. Dalla vita…

      È a questo punto, più o meno, che qualcuno ha detto: “se mio figlio non va bene a scuola, lo mando a lavorare!” Ed è a questo punto, più o meno, che quell’espressione, nascosta da qualche parte in fondo nel mio cervello, nei meandri della mia piccola memoria, è tornata.

      “Se non ti piace la scuola, se non vai bene a scuola, se non vai a scuola, ti mando a lavorare!” Ma quanto è brutta questa espressione? Ma quanto bene può fare un espressione del genere a degli adolescenti? Ma che risultato mai può avere? Davvero non lo capiamo che, dicendo così, l’unico risultato che otteniamo è far credere al ragazzo, o alla ragazza, che il lavoro è qualcosa di negativo, una punizione? Ma davvero non lo capiamo che dicendo così l’unico risultato che otteniamo è un futuro di persone annoiate e tristi che fanno quello che fanno solo perché devono? Morti vivi. Morti in piedi. Quanti ne vedo in metropolitana al mattino? Quanti ne ho visti a Milano? Quanti a Roma? Quanti ne ho visti a New York? Quanti ne ho visti a Pechino, a Tokyo, a Singapore, a Bangkok, a Washington, a Barcellona, a Casalpusterlengo. Quanti?


      “Non ti piace la scuola? E cosa vorresti fare?”

      “Il giocatore di basket professionista.”

      “Sì? Ti piace il basket?”

      “Sì.”

      “E perché non me lo hai mai detto prima?”

      “Non so perché non te l’ho detto. Credevo lo avessi capito.”

      “E infatti avrei dovuto capirlo. È vero. Non ho prestato abbastanza attenzione. Mi dispiace. Allora facciamo così. Domani andiamo a vedere una scuola di Basket. Ci iscriviamo e cominci gli allenamenti. Nel frattempo, però, finisci l’anno e poi a settembre prendiamo una decisione. Cosa ne dici? Perché tu forse non lo sai ancora ma, tante scuole danno borse di studio agli sportivi. Praticamente ti pagano per entrare nella loro squadra di basket. È così che hanno cominciato tanti grandi giocatori dell’NBA, sai?”


      Ma è così difficile parlare con i propri figli? Ma è così difficile imparare ad ascoltarli piuttosto che a dirgli: “Non ti piace la scuola? Se non studi ti mando a lavorare!”?

      In questo spazio di riflessione personale, vorrei aprirmi su un viaggio che va oltre le semplici parole su carta, un percorso emotivo e creativo che mi ha accompagnato in modo silenzioso, eppure profondamente significativo. Si tratta del mio ultimo progetto letterario, un’opera che per molti versi considero non solo come una creazione, ma come un figlio cresciuto all’ombra della mia esistenza quotidiana.

      La genesi di questo libro ha radici profonde, alcune delle sue parti sono nate persino prima della pandemia che ha segnato l’epoca di “In Quarantena“. Questo libro si è evoluto nel tempo, in un limbo tra il mondo tangibile e gli spazi sconfinati della mente e dell’anima. Ogni pagina, ogni parola, ha rappresentato un pezzetto di cuore, pensieri fossilizzati nel tempo che temevo potessero aver perso il loro eco nel mondo esterno.

      Questo libro era, per me, quel figlio troppo cresciuto che implorava di spiccare il volo, di esplorare terre nuove lontano dal nido. Ma come ogni genitore sa, lasciar andare è forse l’atto d’amore più grande e più difficile. Ho protetto quest’opera forse più del necessario, convinto che tenerla nascosta potesse preservarla, o forse preservare me stesso dal giudizio del mondo esterno.

      Ho vissuto nell’incertezza che le parole che avevo versato con tanta passione potessero distorcere il riflesso dell’essenza di chi ero, o meglio, di chi sono. Ma, appunto, un riflesso dell’essenza. Non l’essenza stessa. Ed è stato grazie all’incoraggiamento e alla guida di persone a me vicine che ho trovato la forza di superare questi dubbi. Mi hanno aiutato a riconoscere che ogni viaggio descritto, ogni sentimento esposto, rappresenta non solo un’esplorazione dei protagonisti ma invita anche il lettore a un viaggio interiore, intimo e personale. Perché la vita è un viaggio che in realtà non facciamo mai da soli.

      Stranamente, per quanto tempo questo libro possa aver trascorso in quel cassetto, aspettando il momento giusto, il suo messaggio non ha perso forza né attualità. Anzi, si è rivelato più potente e necessario di quanto avessi anticipato. Il libro parla di viaggi, sia esteriori che interiori, e di come, nonostante tutto, ci sia sempre spazio per la crescita, la scoperta e l’accettazione.

      Presto annuncerò la data esatta della sua pubblicazione, ma per ora, voglio condividere con voi la copertina di questo libro, l’immagine che accompagnerà il suo ingresso nel mondo. Una copertina che racchiude in sé l’essenza del viaggio che ciascun lettore intraprenderà, una metafora visiva del passaggio dal buio alla luce, dalla ristrettezza dello spazio fisico alla vastità dello spazio emotivo e narrativo.

      Questo libro è più di un racconto; è un invito a intraprendere un viaggio che spero toccherà le corde più profonde di chi deciderà di accettarlo. È il lascito di un periodo di crescita, di cambiamento, e soprattutto, di liberazione. Una testimonianza del fatto che, non importa quanto tempo un’idea possa rimanere nascosta, il suo potere di resonare con gli altri non svanisce.

      Vi invito a rimanere sintonizzati per scoprire insieme la data di lancio e per accompagnarmi in questa nuova avventura che, in un certo senso, appartiene a ognuno di noi. Perché ogni libro, in fondo, è un viaggio, e ogni lettura, una partenza.

      Introduzione: L’arte di Scrivere un Blog: Tra Ispirazione e Tastiera

      Molti mi chiedono come si scriva un articolo per un blog che non solo sia informativo ma anche d’ispirazione. Non so se sono la persone ideale per rispondere a questo tipo di domande – dato che di solito seguo le dita sulla tastiera dopo aver seguito qualche bicchiere in silenzio – ma, con l’aiuto del mio team che anche gestisce l’aggiornamento della sezione “Cosa leggere oggi?” voglio provare a darvi una risposta quanto più utile possibile. Perché è vero sì che il successo non si può decidere a tavolino, ma la traiettoria un po’ la si può aggiustare. Specialmente quando si tratta di scrivere online. Parliamo perciò adesso di quanto un blog possa arricchire il tuo brand e, credetemi, il potenziale è enorme!

      Con un blog, si può toccare il cuore dei lettori e interagire con una comunità online. Ma per tessere un contenuto che parla, bisogna sviluppare capacità che vadano oltre la semplice scrittura.

      Scopriamo insieme, in una guida passo dopo passo, come dare vita a un pezzo che possa distinguersi nel vasto oceano dei contenuti digitali.

      1. Definire la tua Audience Ideale

      Definire la tua audience ideale per un blog SEO di successo.

      La definizione della tua audience ideale è il primo passo cruciale e più strategico prima di farti trasportare dall’entusiasmo della scrittura. È essenziale avere davanti agli occhi una chiara immagine di chi sarà dall’altra parte dello schermo, ad assorbire le tue parole. Immagina di disegnare i contorni del tuo lettore tipo, di dargli vita riflettendo su di lui come fosse un personaggio di un romanzo. La caratterizzazione va ben oltre i dati demografici generali come età, sesso e professione. Si tratta di immergersi proprio nel suo quotidiano, nelle sue sfide e nei suoi sogni.

      Pensa alle domande che questa persona si potrebbe porre, ai suoi interessi primari e alle sue aspirazioni. Quali problemi attende di risolvere? Che tipo di intrattenimento apprezza? Quali parole risuonano per lui come musica? Questa profilazione dettagliata è la struttura portante che caratterizza una buyer persona: una rappresentazione semi-fittizia del tuo cliente ideale, basata su ricerche di mercato e dati reali sui tuoi attuali clienti.

      Creare queste silhouette virtuali non è un esercizio vano; al contrario, mette la tua comunicazione in sintonia con l’essenza di chi leggerà il contenuto. Quando la tua voce narrante saprà specchiarsi nelle esigenze e nei desideri dell’audience che hai delineato, ogni frase che comporrai avrà una risonanza profonda, perché parlerà direttamente al cuore e alla mente del tuo lettore, coinvolgendolo ed entusiasmandolo. Un messaggio autentico, costruito su una solida comprensione di chi ti leggerà, sarà la freccia nel tuo arco che permette di centrare il segno nella grande avventura di comunicare efficacemente nel mondo digitale.

      2. Selezione del Tema: Un Incrocio tra Passione e Ricerca

      Un anno di ricerche Google - Google Trends, 2023

      La selezione di un tema per il tuo blog non dovrebbe mai essere un tiro a indovinare. È un delicato equilibrio tra la scintilla della tua passione personale e le tendenze del mercato che catturano l’interesse collettivo. La tua curiosità innata e i tuoi interessi sono la benzina che alimenta il motore creativo; sono quei soggetti su cui potresti discorrere per ore senza stancarti e che fanno brillare i tuoi occhi.

      Però, da soli, non bastano. È fondamentale coniugarli con ciò che il pubblico desidera esplorare. Qui entra in gioco la ricerca di mercato, un faro che illumina i desideri e le domande in attesa di risposta. Piattaforme come Google Trends si rivelano strumenti preziosi, quasi una bussola digitale, che ti mostrano in tempo reale gli argomenti di tendenza, le parole di ricerca che salgono alla ribalta, e ti permettono di scrutare l’orizzonte degli interessi del pubblico.

      È nell’incrocio tra i tuoi temi prediletti e quelli che stanno accendendo conversazioni online che si annida l’occasione per scrivere qualcosa di davvero significativo. Scegliere un argomento in questo modo significa vestire i panni di un direttore d’orchestra che armonizza i propri sentimenti con l’emozione del pubblico, creando una composizione che sia sia autentica che rilevante. Quando un tema è scelto con questa consapevolezza, il tuo blog non sarà solo letto, ma sentirà il palpito di una comunità che attendeva proprio quelle parole per definire o risolvere un aspetto della propria realtà.

      3. Stabilire Obiettivi Contenutistici

      Come scrivere i contenuti di un blog SEO.
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      Ogni articolo che scrivi è un viaggio. E come ogni viaggio, necessita di una destinazione definita. Stabilire con chiarezza gli obiettivi del tuo contenuto non è solo una questione di strategia, è la bussola che permetterà ai tuoi lettori di seguire il percorso che hai tracciato senza smarrirsi. Gli obiettivi possono essere diversificati: informare il tuo pubblico su un’ultima tendenza, promuovere un prodotto che hai testato e amato, o semplicemente guidare i visitatori attraverso la scoperta del tuo sito.

      Questo passaggio è cruciale, poiché ogni elemento dell’articolo, dalla struttura al tono, dall’uso delle immagini all’inserimento di dati o citazioni, deve essere al servizio del traguardo che intendi raggiungere. Integrare una call-to-action (CTA) coerente e ben posizionata sarà la manifestazione naturale di questo intento. Si tratti di un invito a leggere un altro articolo, a iscriversi alla newsletter, a lasciare un commento o ad acquistare un servizio, la tua CTA deve essere il riflettore che illumina la strada per l’azione desiderata senza forzature o artifici.

      Quando i lettori percepiscono che ogni passaggio dell’articolo è intenzionale e li sta facendo avvicinare a qualcosa di valore, la probabilità che rispondano alla tua chiamata all’azione aumenta esponenzialmente. Il tuo compito è far sì che il percorso che li accompagna sia intrigante, fluido e arricchente, garantendo che, al momento della CTA, siano già convinti che seguire il tuo consiglio è esattamente ciò che vogliono fare.

      4. Strategia Keyword: Parlare la Lingua di Google

      L'importanza delle parole chiave per un blog di successo
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      Nel tessuto connettivo della SEO, la keyword research è molto più di una mera attività di raccolta termini; è la pratica che ti permette di entrare nella conversazione già presente nelle menti e negli schermi dei tuoi potenziali lettori. Intuire le exact match keywords o le long-tail phrases che il tuo pubblico usa per scandagliare il vasto oceano digitale non è solo una tattica, è quasi un atto di empatia.

      Le parole chiave che selezioni e intrecci nel tuo contenuto sono i segnali che userai per comunicare con il motore di ricerca, in particolare con Google, che il tuo articolo è pertinente, informativo e degno di essere mostrato a chi ha posto una determinata domanda. È importante, tuttavia, non sfociare in un utilizzo meccanico e ripetitivo di queste keywords, poiché Google premia l’uso naturale e ponderato del linguaggio, premiando i contenuti che offrono una lettura piacevole e scorrevole.

      Pensa alle keywords come tessere di un mosaico: se posizionate con maestria, formano un’immagine coerente che racconta la tua storia. Spruzza le tue parole chiave lungo il cammino in modo strategico, ma discreto, cosicché i motori di ricerca possano orientarsi senza che i lettori avvertano una guida troppo insistente. Non scordare, inoltre, il potere delle parole correlate e dei sinonimi, che arricchiscono il tuo testo e contestualizzano le tue keywords principali, elevando sia la qualità del tuo scritto agli occhi dei lettori sia la sua rilevanza per gli algoritmi in continua evoluzione di Google.

      5. La Composizione: Il Cuore dell’Articolo

      Scrivere un blog. L'importanza della composizione per il web.
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      Quando si parla di scrivere per il web, la struttura del tuo articolo è tanto decisiva quanto il suo battito cardiaco. La differenza tra un content piacevole e uno che fatica a catturare l’attenzione sta nei dettagli della composizione. La leggibilità e la chiarezza sono gli elementi cardine per intrattenere efficacemente il lettore e per trasmettere il valore del tuo messaggio.

      Organizzare i tuoi pensieri in paragrafi ben aerati, con spazi bianchi che offrono respiro visivo, crea un ritmo nella lettura e permette ai tuoi lettori di assorbire le idee con maggiore facilità. L’evidenziazione dei concetti più importanti tramite elenchi puntati fornisce punti di ancoraggio di cui il lettore può aggrapparsi per ricordare i concetti chiave.

      Opta per frasi concise e pregnanti che arrivino al punto, evitando labirinti sintattici che potrebbero smarrire il tuo pubblico. Un uso oculato del grassetto ti consente di far risaltare concetti fondamentali, guidando il lettore lungo il flusso informativo che hai pianificato. Il font, poi, non deve mai essere sottovalutato: una dimensione adeguata e uno stile facilmente leggibile sono imprescindibili per garantire che ognuno possa fruire del contenuto senza affaticamento.

      Le citazioni e le referenze da fonti autorevoli ingrassano le basi del tuo discorso, elevando la tua credibilità e quella del tuo scrivere. È un modo per mostrare al tuo lettore che stai offrendo un insight informata e accurata sulla materia. Allo stesso tempo, ricorda l’importanza di produrre contenuti originali: il plagio non solo è eticamente inaccettabile, ma è penalizzato anche dai motori di ricerca. La tua voce unica e le tue idee originali sono i veri campioni del tuo blog, capaci di distinguerti nel mare infinito della rete.

      6. Un Titolo che Cattura: La Promessa del Tuo Articolo

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      Un titolo efficace è l’eco che risuona nell’etere digitale, destinato a catturare l’immediata attenzione di chi naviga alla ricerca di contenuti preziosi. Non è semplicemente l’intestazione di un testo, ma una dichiarazione audace dell’intento del tuo articolo, una promessa fatta al lettore che si appresta a immergersi nel profondo dei tuoi scritti. Considera il titolo come un biglietto da visita ricercato, uno che anticipa e condensa l’essenza del racconto che stai per svelare.

      Per creare un titolo che sia veramente catturante, è necessario calibrare ogni parola, affinché susciti curiosità e interesse senza incappare nell’iperbole. Un classico gioco di equilibrio tra stimolo e sostanza. Il segreto risiede nell’essere specifico, ma intrigante; informativo, ma non prevedibile. Trasmuta i vantaggi e i benefici che il tuo articolo porterà al lettore, sfruttando il potere suggestivo dei termini scelti.

      Similmente, ogni sottotitolo all’interno del testo deve rispecchiare un impegno equipollente di chiarezza e curiosità, amplificando e rafforzando il richiamo del titolo principale. Il sottotitolo estende l’invito, seducendo il lettore ad avanzare verso il paragrafo successivo. L’armonia tra titolo e sottotitoli, e la loro fedele corrispondenza al contenuto che seguono, sono fondamentali per mantenere la promessa iniziale fatta al lettore, assicurandoti la sua fiducia e, soprattutto, il suo tempo.

      Ricorda che la promessa di valore espressa dal titolo è un patto sigillato con il lettore; un patto che impegna te, come scrittore, a soddisfare e superare le aspettative che hai suscitato. Con un titolo che risuona e con contenuti che mantengono quella risonanza, stabilisci un rapporto di stima reciproca e predisponi il terreno per una lettura coinvolgente e memorabile.

      7. La Forza delle Immagini

      L'importanza delle immagini in un blog ottimizzato per google SEO.

      Le immagini non sono meri abbellimenti; nel regno della comunicazione digitale, esse possiedono un potere narrativo pari a quello delle parole. Una singola immagine selezionata con intelligenza può nutrire l’immaginazione del lettore, creando un’atmosfera o evocando una risposta emotiva immediata. Svolgono un duplice ruolo: fornire una pausa visiva che rinfresca l’occhio e trasmettere messaggi potenti che potrebbero richiedere interi paragrafi di testo.

      Nel giusto contesto, un’immagine agisce come una finestra attraverso la quale il lettore può vedere i tuoi concetti prendere vita. Quale miglior modo per esemplificare un punto, se non mostrandolo attraverso uno scatto potente o una grafica eloquente? Che si tratti di spiegare un processo complicato tramite un’infografica chiara, di incantare con una fotografia mozzafiato, o di armonizzare il ritmo della narrazione con dispositivi visivi, le immagini sono un elemento essenziale che completa e arricchisce l’esperienza di lettura.

      Utilizzare le immagini con saggezza significa anche prestare attenzione alla qualità, all’attinenza e al diritto d’uso. Una selezione attenta garantisce che ogni immagine rafforzi la tua narrazione e che il suo impiego sia etico e legale. Inoltre, le immagini ben ottimizzate incrementano anche la SEO, migliorando il posizionamento del tuo articolo sui motori di ricerca.

      Non dimenticare di vincolare ogni immagine al testo con una didascalia o un commento quando necessario, ponteggia l’interazione tra la parola scritta e la forma visiva. Così facendo, le immagini diventano dei compagni di viaggio per il lettore, arricchendone il percorso con dimensioni parallele di interpretazione e di piacere visivo. Nella sinergia di parole e visioni si racchiude l’abbondanza di un racconto profondo ed evocativo, capace di lasciare una traccia indelebile nell’animo di chi legge.

      8. Responsive Design: La Lettura in Movimento

      Un sito ottimizzato per il mobile riduce il tempo di caricamento
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      In questa era dominata dagli smartphone, una progettazione web responsiva è imprescindibile per garantire che la tua voce raggiunga i lettori senza ostacoli, indipendentemente dal dispositivo che stanno utilizzando. Un design responsive assicura che il tuo articolo si adegui armoniosamente a ogni schermo, da quello del desktop a quello del cellulare, passando per il tablet.

      Questa attenzione al design enfatizza la tua dedizione all’accessibilità, dimostrando ai lettori che tieni al loro comfort e alla facilità con cui possono interagire con il tuo contenuto. Un sito ottimizzato per il mobile riduce il tempo di caricamento, dispone gli elementi in modo intuitivo e offre dimensioni di testo e immagini adatte alla portata di un dito, rendendo la navigazione un’esperienza naturale e piacevole.

      Un articolo con un layout responsive incoraggia il lettore a immergersi nella storia che stai raccontando, indipendentemente dal luogo in cui si trova. Riduce notevolmente la frustrazione che spesso accompagna lo scorrere di pagine non adattate bene ai piccoli schermi e previene quel tasso di abbandono che può compromettere la performance del tuo sito. La reattività del design diventa quindi non solo un paradigma estetico ma anche una strategia di engagement, che permette al tuo pubblico di connettersi con il tuo messaggio in modo seamless, senza distrazioni o impedimenti.

      Occuparsi del responsive design significa pensare alla comodità del lettore prima ancora che egli cominci a leggere, presentando un invito a restare, esplorare e tornare. In un mondo di possibilità infinite e distrazioni costanti, offrire una lettura che si muove con il pubblico è il modo in cui accogliere ciascun visitatore nella tua dimensione digitale, coinvolgendolo pienamente, indipendentemente dal tempo o dal luogo in cui sceglie di connettersi con te.

      9. SEO: Il Cilindro Magico del Posizionamento

      SEO
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      La SEO, o l’ottimizzazione per i motori di ricerca, è il cilindro magico da cui far emergere il tuo contenuto agli occhi di chi cerca informazioni online. Se la keyword research è il punto di partenza per parlare lo stesso linguaggio del tuo potenziale pubblico, altri elementi SEO sono le tessere che completano il puzzle per il posizionamento ottimale del tuo articolo sui motori di ricerca, come Google.

      Un aspetto frequente e importante è l’ottimizzazione delle immagini. Ciò significa selezionare immagini pertinenti e comprimerle affinché il sito carichi rapidamente, pur mantenendone una qualità elevata. Non dimenticare di includere tag alt descrittivi, che non solo rendono il tuo sito più accessibile ai visitatori con esigenze particolari, ma aiutano anche i motori di ricerca a comprendere il contenuto delle immagini e il contesto nel quale vengono inserite.

      I titoli, poi, devono essere convincenti e contenere le keywords principali, ma senza perdere in leggibilità. Devono creare una promessa, una curiosità che invogli all’apertura e alla lettura dell’articolo. Ogni titolo è una potenziale porta d’ingresso per il lettore alla tua piattaforma.

      Le meta description – brevi riassunti dei tuoi articoli che appaiono sotto il titolo nelle pagine dei risultati di ricerca – sono altrettanto cruciali: devono catturare l’essenza del contenuto in 150-160 caratteri, stimolando l’interesse con un assaggio persuasivo del contenuto dell’articolo.

      La SEO include anche i titoli interni (heading tags) che devono essere usati in maniera gerarchica (H1 per il titolo principale, seguito da H2, H3, ecc. per i sottotitoli) per strutturare il tuo contenuto in modo che sia comprensibile sia per i lettori che per i motori di ricerca.

      Oltre a queste pratiche, ci sono molti altri aspetti, come la struttura dei link interni, la costruzione di backlink di qualità, e la misurazione del comportamento degli utenti attraverso analytics, che complessivamente contribuiscono a un’efficace strategia SEO.

      Spiegata in termini semplici, la SEO è l’arte di alzare il sipario sul tuo lavoro nel modo più efficace possibile, assicurandosi che, quando il pubblico entra nel teatro digitale, la tua performance sia sotto i riflettori e pronta a lasciare il segno.

      10. Sii Autentico: La Tua Voce nel Digitale

      Sii Autentico: La Tua Voce nel Digitale

      La vera magia di ogni articolo risiede nell’unicità della tua voce. Il mondo digitale è un palcoscenico affollato, dove migliaia di performance si svolgono contemporaneamente. Quello che veramente fa emergere il tuo racconto è la genuinità e il calore che solo tu puoi dare. Scrivere con autenticità non è solo un atto di espressione; è un invito, un’estensione della mano al lettore, per una conversazione sincera e diretta.

      Approccia la scrittura con leggerezza, anche se stai trattando temi complessi o di nicchia. La tua passione dovrebbe scorrere liberamente attraverso ogni parola, ogni frase, ogni metafora. Ammira il paesaggio di pensieri che hai tracciato e lascia che il lettore viaggi insieme a te. Delizia nel processo creativo e trova piacere nella scelta di ogni termine, nella struttura di ogni argomento, nella conclusione di ogni pensiero.

      Mentre trasmetti il tuo sapere, ricorda di rileggere ciò che hai scritto. Spesso, un secondo sguardo dopo un periodo di distacco può rivelare spazi per miglioramenti, idee inespresse o semplicemente piccoli errori che prima erano sfuggiti. Rileggere con occhi riposati può trasformare un buon articolo in un’opera eccezionale, raffinando quella limpidità che assicura il tuo messaggio colpisca nel segno.

      Nel grande ecosistema del web, essere autentici è più che una scelta stilistica; è una necessità. È ciò che fornisce al tuo lavoro digitale un’anima, una respirazione visibile attraverso ogni pixel sullo schermo. Quindi mentre plasmi le tue narrazioni, mantieni questa autenticità al centro di tutto ciò che crei. Ciò assicurerà che il tuo messaggio non solo arrivi ai lettori, ma li tocchi profondamente, ispirando connessioni vere, conversazioni e, infine, trasformazione.

      Concludendo, il valore di un blog si misura nell’investimento di tempo, passione e competenza che vi riversi. Ogni ricerca attentamente condotta, ogni argomento meticolosamente selezionato, ogni parola ponderata e ogni immagine accuratamente scelta, tutte concorrono a formare un quadro complessivo che va ben al di là della sommatoria delle sue parti. Quando ogni passo, dall’ideazione alla pubblicazione, viene eseguito con cura e considerazione, ciò che ne risulta è un tessuto ricco e intricato di contenuti che non soltanto parlano al tuo pubblico, ma parlano di te – del tuo marchio, della tua visione e della tua voce irripetibile. Questi sono i contenuti che si ergono tra la folla, questi sono i messaggi che risuonano a lungo nell’ecosistema digitale e che ultimamente costruiscono una comunità di lettori fedeli e coinvolti.

      Nel marasma quotidiano di suoni, like e condivisioni, è difficile non notare il ritmo frenetico con cui le persone — soprattutto i più giovani — consumano contenuti sui social media. La vista di dita che scivolano senza fine su schermi luminosi è ormai onnipresente: nel caffè, in metro, sui marciapiedi e anche in casa, porca put*%#a! TikTok, Instagram, Facebook… sembrano acchiappare lo sguardo e catturare l’anima in un maelstrom di stimoli effimeri.

      Da scrittore e osservatore ubriaco attento di questo fenomeno, mentre dopo una cena a baijiu torno a casa in metro mezzo storto, mi colpisce profondamente vedere quanto tempo e potenziale creativo vengano dissipati in questa corsa frenetica verso il nulla. Questa riflessione, che parte da un senso di preoccupazione piuttosto che di giudizio, fa emergere la domanda: come possiamo, in qualità di narratori, incoraggiare un ritorno al prezioso spazio vuoto, fonte inesauribile di ispirazione e riflessione?

      La frenesia digitale che ci circonda non è solo una distrazione, ma anche un ladro di quel tempo di quiete fondamentale per l’elaborazione di idee. É lì, nelle pause dalla costante connettività, che la creatività ha la possibilità di fiorire. Gli spazi vuoti permettono ai pensieri di divagare, alle storie di prendere forma, e alle parole di trovare la loro casa precisa su carta.

      La Creatività nell’Otium Moderno

      Gli antichi Romani valorizzavano l’otium, concetto che per loro incarnava un tempo di riposo e quiete dedicato alla riflessione e alla crescita intellettuale. Distante dal concetto moderno di pigrizia o di ozio passivo, l’otium era una fase vitale del vivere bene, un’opportunità per nutrire la mente e lo spirito attraverso la filosofia, l’arte e la letteratura.

      Oggi, in un’epoca caratterizzata da una connettività incessante, la pratica dell’otium sembra non solo obsoleta ma quasi inconcepibile. Abbiamo accesso a infinite risorse informative e ricreative eppure sovente ci ritroviamo a naufragare nella superficialità dei contenuti che fruiamo. Questi “cittadini per bene” moderni raramente si concedono il lusso di un vero riposo mentale, di quei momenti di solitudine creativa durante i quali si possono ascoltare i propri pensieri senza interruzioni.

      Eppure, vi è la possibilità di riscoprire l’otium nel contesto contemporaneo. L’otium moderno può tradursi in pratiche deliberate di disconnessione: ritagliarsi delle oasi di tempo per riflettere, scrivere, leggere o persino meditare, lontani dal clamore e dalle distrazioni del mondo digitale.

      Questi periodi di quiete consentono una connessione più autentica e profonda con le proprie parole, con la propria arte. Ci permettono di ascoltare le silenziose voci della creatività che sono soffocate dal costante brusio delle notifiche e degli aggiornamenti di stato. È nel silenzio che il potenziale creativo può pienamente manifestarsi, dove un’idea può maturare in un’opera letteraria, dove una semplice frase può trasformarsi in un potente concetto letterario.

      Immaginate di avere lo spazio per lasciar danzare i pensieri senza vincoli, per costruire mondi immersi in quell’atmosfera sospesa che solo la tranquillità può offrire. Ponderate su quanto sarebbero più ricche e complesse le nostre storie, colorate di sfumature introspettive piuttosto che di rapidi scambi di battute e di azioni frenetiche. Rinverdire l’otium nell’era digitale implica un ritorno graduale ma determinato verso il valore dell’introspezione e della contemplazione.

      Quando uno scrittore si impegna nell’otium moderno, non sta semplicemente “facendo nulla”. Sta procedendo nella più nobile delle avventure umane: l’esplorazione dell’interiorità. Qui, lontano dallo schermo, abbiamo la libertà di esplorare il nostro lato più umano, di far risuonare nel cuore delle nostre opere quelle verità intrinseche che parlano a uno spirito universale.

      Noi, come narratori dell’era contemporanea, abbiamo la responsabilità di dimostrare che il valore dell’otium non è perduto. Anzi, è cruciale incoraggiare noi stessi e i lettori a rivendicare queste pause creative nel nostro vortice quotidiano. Dobbiamo imparare, e successivamente insegnare, come trovare rifugio nella profondità che ogni mente possiede, ma che troppo spesso viene dimenticata amid l’incessante urgenza del digitale.

      Riscoprire l’otium nell’era dei social media non è solo un atto nostalgico, è una ribellione pacifica contro lo status quo della produttività ininterrotta e del consumo superficiale. È un invito a rallentare, a riconnettersi con le profondità personali che possono trascinarci in acque letterarie inesplorate e meravigliosamente ricche.

      In Cina, poi, ricordo e adesso voglio condividerlo con voi, una volta un barbone mi ha detto: “Essere fermi e non farmi niente, sono due cose differenti.” Lo sapeva già, lui…

      Oltre il Carosello Digitale: Una Narrativa di Pausa e Profondità

      Invito dunque i miei colleghi scrittori (o chiunque si sia trovato a passare su questa sezione del mio blog) a considerare l’importanza degli spazi vuoti non solo per la propria arte, ma anche come baluardo contro la superficialità che minaccia il nostro pubblico. Questa riflessione si estende a un arcipelago di pensieri tralasciati nell’era di Internet: la significatività, l’approfondimento, l’investimento emotivo. Va oltre il dilemma di catturare l’attenzione del lettore; è una questione di nutrire la mente del pubblico con qualcosa di più sostanziale e duraturo rispetto alla breve euforia di un video virale.

      Narrare significa offrire un viaggio, non una sosta fugace. E ogni viaggio degno di questo nome inizia con un momento di riposo e di raccolta interiore. È nei recapiti silenziosi dell’anima che prendono forma le storie che resistono ai cenni assordanti della moda e del momento. Quando un lettore si imbatte in un romanzo, un racconto o una poesia che trascende il tempo, è perché lo scrittore ha fatto affidamento su una narrativa carica di spazio e tempo per respirare, riflettere, e connettersi. È lì che il lettore trova un vero rifugio, un porto sicuro nel quale il sovraccarico sensoriale del mondo moderno si stempera in mare aperto.

      La narrativa di pausa e profondità si arricchisce attraverso esplorazioni lente e deliberate del carattere umano e delle sue circostanze. Attraverso trame ponderate e dialoghi autentici, creiamo mondi che invitano i lettori non solo a immergersi nelle nostre parole, ma anche a rilassarsi e contemplare. Un tale approccio al racconto è come l’edificazione di un giardino all’inglese in opposizione al cemento bruto delle realtà urbane: offre varietà, serenità e occasione di introspezione.

      Come scrittori nel flusso incessante del digitale, abbiamo il compito di tessere una tappezzeria letteraria che contrasti la tendenza all’immediatezza. Dalle prime frasi, il nostro lavoro deve avvolgere delicatamente il lettore, trascinandolo fuori dal suo scrolling frenetico e immergendolo in acque più profonde calcate di simbolismo, metafore e sottotesto. Questo richiede coraggio e abilità, perché nel mondo del “sempre connesso” richiede una sorta di ribellione artistica scegliere il sentiero meno battuto dell’attenzione prolungata e della riflessione.

      Allora, definiamo ciò che vogliamo per il futuro della letteratura e sottomettiamo a ciò le nostre abitudini quotidiane. Incoraggiamo i lettori ad aspettarsi di più dal testo di una storia, a trovare nel ritmo e nella risonanza delle parole qualcosa di assimilabile agli spazi tranquilli, ai silenzi colmi di significato, a quei sostrati ricchi di sfumature che solo la narrativa può offrire.

      La sfida è ovvia, ma l’invito è entusiasmante. Costruiamo insieme storie che necessitano di una sosta nella corsa, che rendono il tempo di lettura una vera e propria scelta di qualità, di ritorno al pensiero riflessivo e al silenzio creativo. Dopotutto, non facciamo altro che seguire l’esempio degli antichi, riscoprendo l’otium moderno e reclamando la profondità della letteratura in una società che troppo spesso si accontenta della superficie. Dopotutto, non facciamo altro che parlare dei grandi che hanno fatto la rivoluzione… beh, questo é tempo di fare la nostra. Affanc%*# ai video!

      Benvenuti al primo post del 2024! L’inizio di un nuovo anno è spesso un momento di riflessione e rinnovo, un periodo perfetto per parlare di viaggi, non solo quelli fisici ma anche quelli interiori che, come scrittore, ritengo siano essenziali. Viaggiare, scoprire, meravigliarsi sono tutte esperienze che ampliano gli orizzonti mentali e arricchiscono le pagine che scriviamo.

      I Viaggi Interiori dello Scrittore

      Immergersi nell’interiorità non è solo un’esplorazione; è un atto vitale per lo scrittore che mira a tessere una tela narrativa che risuoni oltre la soglia della sua intimità. Nei viaggi interiori, affrontiamo una sorta di archeologia dell’anima, scavando tra i nostri strati più nascosti, smascherando angoli dimenticati della nostra psiche. Questo viaggio introspettivo, una navigazione tra le correnti sotterranee del nostro essere, si rivela essere un’avventura senza mappa, in cui la bussola è la nostra innata curiosità umana.

      Man mano che ci addentriamo attraverso i meandri del nostro intimo, avvicinandoci ai territori vergini dell’io, scopriamo ricchezze nascoste: paure da affrontare, desideri da comprendere, ricordi che affiorano e aspirazioni che si innalzano come fari nel buio. Ognuno di questi tesori scoperti illumina parte del sentiero che ci conduce a creare con onestà e trasparenza, permettendoci di presentare le nostre verità con una vulnerabilità che diventa forza, una genuina offerta di sé che si traduce in letteratura.

      Con ognuna di queste esplorazioni veniamo a contatto con una vasta gamma di emozioni, da quelle ambigue e sfuggenti a quelle intense e sopraffacenti. È lì, nella nostra capacità di sentire, che risiede il dono di trasmettere emozioni autentiche ai nostri lettori; è lì che la scrittura diventa un’esperienza condivisa, un passaggio segreto tra il cuore dello scrittore e quello del lettore. La nostra missione è dunque di renderla universale, di trascendere l’esperienza individuale e raggiungere quell’umanità comune che ci lega tutti.

      Ogni parola scritta, ogni frase costruita, ogni paragrafo maturato, nasce quindi da una radice intima, da quel viaggio interiore che veniamo chiamati a compiere ogni volta che ci accingiamo a raccontare una storia. E per quanto questo viaggio possa essere complesso e a volte doloroso, esso ci arricchisce come nulla altro può fare: ci prepara per un secondo tipo di viaggio, quello che si compie con i piedi sulla terra e lo sguardo rivolto verso l’orizzonte.

      Il Valore della Curiosità

      Nel cuore di ogni scrittore si annida una scintilla imprescindibile che alimenta ogni atto creativo: la curiosità. Essa ci spinge oltre i confini del conosciuto, in un viaggio esplorativo che si distende ben al di là della nostra soglia domestica. Come scrittori, riceviamo da essa l’impulso a porre domande, quelle che a volte mancano anche nell’eco del discorso quotidiano. La curiosità si fa viandante e noi siamo persi – in senso più eccitante del termine – nella sua ossessionante richiesta di movimento.

      Essendo lo scrittore un eterno ricercatore del mondo, il viaggio esterno rappresenta l’espansione logica di quello interiore. Guidati dalla bussola della curiosità, ci dirigiamo verso culture, lingue e tradizioni diverse. Ciascuna di queste esperienze affina la comprensione, intrecciando le nostre percezioni con trame esotiche e quotidiane che diventano linfa vitale per la nostra arte.

      Quando viaggiamo, vi è un innalzamento di sensi, un acuirsi delle antenne percettive. I colori si imprimono nella memoria come vivide macchie di sogno; i suoni, siano essi il brusio di una piazza affollata o il silenzio sovrano di un tempio montano, narrano storie che aspettano solo di essere raccontate; i profumi diventano narrazioni olfattive, pronte ad invadere le nostre pagine. E tutta questa magnificenza sensoriale aspetta di trasformarsi in parole, frasi, capitoli.

      È anche il senso di stupore che nasce dalla curiosità a rendere la nostra scrittura così vibrante, densa e genuina. Quella meraviglia, quel sentimento di ammirazione verso quanto il mondo ha da offrire, è il carburante che nutre la narrazione e la trasforma in un’esperienza viscerale. Quando riusciamo a trasmettere questa meraviglia ai lettori, si crea una connessione profonda, quasi magica – una corda tesa tra la mente dello scrittore e quella di chi legge, che vibra con ogni parola, con ogni scena dipinta, con ogni emozione sfogliata.

      Le domande che la curiosità solleva non aspettano risposte semplici o immediate; spesso, esse piantano semi che germoglieranno pagine più avanti nel nostro viaggio creativo. Esse ci insegnano ad ascoltare, ad osservare, a sentire con intensità e a riflettere con profondità, a prendere appunti mentali che un giorno troveranno sbocco sulla carta, nel racconto di viaggio che è la nostra vita, e nell’esperienza che è la nostra scrittura.

      La Mia Casa in Asia

      Il mio viaggio come scrittore ha preso una svolta inaspettata e straordinaria quando ho scelto di fare dell’Asia la mia dimora. Dal momento in cui i miei piedi hanno toccato la sua terra vibrante, ho capito che non sarei mai stato lo stesso. Questo continente, con la sua stupefacente diversità, ha offerto uno scenario dinamico per la mia continua metamorfosi personale e professionale.

      L’Asia, con le sue metropoli pulsanti di energia e i suoi angoli di pace incastonati nelle giungle silenziose, sembra incarnare la dualità della vita stessa. Viaggiando tra i villaggi che si aggrovigliano ai bordi della civiltà e i templi antichi che custodiscono secoli di silenzio, ho scoperto un mosaico di esistenze, ciascuna incisa con una storia unica e affascinante. Da queste esperienze, ogni ricordo è diventato un prezioso filo d’inchiostro con cui tessere narrativa.

      Il sud-est asiatico, in particolare, è stato un terreno fertile su cui sono germogliate le mie inspirazioni. Ho vagato attraverso i suoi paesaggi – che vanno da città caotiche, dove i mercati straripano di vita, a tranquilli insediamenti rurali dove i giorni seguono ancora il ritmo immutabile delle stagioni. Le immagini che ho catturato con gli occhi e inciso nel cuore – dalla ridente ospitalità di un mercante ambulante alla solennità di un monaco in meditazione – sono diventate immagini vive nelle mie storie.

      Questa immersione non è stata semplicemente una corsa attraverso luoghi esotici, ma un vero e proprio intreccio della mia vita con le infinite sfumature di questa porzione di mondo. Ho appreso dagli anziani nei villaggi, dai bambini che giocano senza freni e dai monaci che condividono saggezza in silenzio. Ogni insegnamento, ogni sorriso, ogni paesaggio mi ha insegnato una nuova dimensione dell’esistenza che, una volta riversata sulla pagina, acquisisce nuova vita e salda la mia connessione con i lettori.

      Trasformare l’Asia in casa non è stata una semplice questione di abitare in un luogo diverso, ma piuttosto di imparare a vivere in una maniera nuova, consapevolmente aperta a cambiamenti ed evoluzioni. Ho lasciato nelle sue terre una parte di me, la mia ombra, il testimone della crescita personale che mai avrei immaginato. E in cambio, essa mi ha offerto la chiave di un mondo ricco di colori, sapori, suoni e visioni che ritrovo ora nelle mie parole, nella trama di ciò che scrivo, nel profumo delle pagine che cedo ai miei lettori.

      Lasciare un’Ombra e Portare con sé un Messaggio

      Ogni viaggio, per me, è stato un atto di scambio: in ogni luogo che ho visitato, ho lasciato un pezzo di me stesso, un’impronta, un’ombra che si allunga nel crepuscolo dei campi di riso. La mia forma si sgretola, sfumata, nei moti perpetui di una natura che osservo e che mi tocca profondamente. Son ombre sottili, delicate come la seta, ma permanenti nella loro essenza, custodi di memorie e di momenti irripetibili.

      Ciò che porto indietro con me, al di là delle fotografie e dei souvenir tangibili (suonava figo dire souvenir ma in realtà, pensandoci, non compro mai nulla…), è un bottino dalla valenza immensurabile. Parlo di incontri che si sono trasformati in insegnamenti, di sorrisi che si sono convertiti in ispirazione, e di saggezza spartita sui bordi stradali o nei cortili dei templi. Questi sono i messaggi che raccolgo, gioielli intangibili che custodisco nel cuore, e che infondono una ricchezza sottile nelle mie parole, nei miei racconti, nel mio respiro stesso da scrittore.

      Sono stati gli anziani, con le loro rughe che mappano storie non apprese dai libri, ma vissute nelle vene della terra. Sono stati i bambini, i cui occhi limpidi riflettevano un universo di possibilità e un riaccendere di speranza. E non posso dimenticare i monaci, i cui silenzi parlavano più di qualsiasi sermone, delle verità su come essere umani, su come marciare nel mondo con leggerezza e profondità.

      Ognuna di queste anime ha insegnato qualcosa di inaspettato, mi ha mostrato angolazioni di vita che mai avrei scorto altrimenti. È questa interazione, questo scambio di umanità, che riscalda il cuore della scrittura. Trasmettere questi vissuti in pagine da leggere significa aprire per chi mi segue quelle stesse porte verso mondi sconosciuti o verso riflessioni che invitano a guardare con occhi nuovi la realtà che ci circonda.

      Un racconto non è, per me, soltanto una sequenza di eventi nati dalla fantasia o dalla reale avventura. È un viaggio narrativo, un invito a vivere assieme quella scoperta, quella crescita, quella trasformazione che si svolge sotto il sole cocente di terre lontane o nei rifugi sereni di un cuore sempre in cerca. È un invito a riscoprire l’intimo che si cela sotto strati di quotidiana distrazione, a riassaporare la vita in tutte le sue sfaccettature.

      Concludendo questo blog – il primo di molteplici riflessioni che ci accompagneranno attraverso l’anno – vi lascio un invito all’esplorazione, sia essa un viaggio fisico attraverso i sentieri del mondo, o un cammino spirituale nelle profondità del vostro essere. Poiché è viaggiando, sia dentro sia fuori noi stessi, che diveniamo narratori di storie degne di essere condivise, di emozioni pronte ad echeggiare negli echi del tempo e dello spazio, di messaggi che, spero, possano ispirarvi a intraprendere i vostri viaggi, a lasciare le vostre ombre e a portare con voi le lezioni che troverete lungo il cammino.

      L’altro giorno mi sono ritrovato a guardare ancora una volta “Sid e Nancy“, il film del 1986 che narra la tumultuosa e tragica storia d’amore tra Sid Vicious, il bassista dei Sex Pistols, e Nancy Spungen. Mentre seguivo il loro caotico viaggio attraverso la vita, una riflessione mi ha colpito con forza: in un mondo dove la loro ribellione e la ricerca di autenticità erano così esplicite, quale forma prende oggi la nostra ribellione, se c’è?

      La loro storia, così estrema, così al limite, mi ha fatto pensare a quanto noi, in questo nostro presente, ci siamo lasciati alle spalle. Non tanto le mode o lo stile di vita punk, quanto piuttosto l’ideale di cercare qualcosa di diverso, di sentire con intensità, di vivere con passione – anche se con conseguenze distruttive. Hanno vissuto per il momento, mentre noi sembriamo correre continuamente verso un orizzonte di successo e accumulo che non arriviamo mai a toccare.

      E mi chiedo, cosa abbiamo guadagnato con tutti questi oggetti che abbiamo accumulato intorno a noi? Queste distrazioni, questi piccoli gadget che dovrebbero semplificarci la vita e invece finiscono per dominarla, questo costante bisogno di possedere l’ultimo modello, l’ultima versione – è tutto questo che ci definisce?

      Madre Teresa una volta disse che “il frutto del silenzio è la preghiera, il frutto della preghiera è la fede, il frutto della fede è l’amore, e il frutto dell’amore è l’azione.” Mi domando se nel turbine incessante della nostra quotidianità abbiamo ancora la capacità di fare silenzio, di ascoltare davvero noi stessi e gli altri, di crescere non solo in termini materiali, ma spirituali.

      Non voglio idolatrare Sid e Nancy, né romanticizzare la loro autodistruzione, ma la loro storia mi ha servito da monito: un promemoria di quanto è facile perdersi nel caos del materiale e dimenticare di ciò che veramente nutre l’anima. Forse è giunto il momento di riappropiarci del silenzio, di trovare nelle sue pause l’ispirazione per vivere una vita meno oberata di cose e più piena di significati.

      La crescita spirituale non è qualcosa che possiamo comprare o collezionare; è qualcosa che si coltiva lentamente, giorno dopo giorno, con pazienza e con la consapevole introspezione che solo il silenzio può darci. E forse, ricercando meno il possesso e più il senso, possiamo scoprire che la vera crescita, quella che conta, è quella che avviene dentro di noi.