Benvenuti al primo post del 2024! L’inizio di un nuovo anno è spesso un momento di riflessione e rinnovo, un periodo perfetto per parlare di viaggi, non solo quelli fisici ma anche quelli interiori che, come scrittore, ritengo siano essenziali. Viaggiare, scoprire, meravigliarsi sono tutte esperienze che ampliano gli orizzonti mentali e arricchiscono le pagine che scriviamo.

I Viaggi Interiori dello Scrittore

Immergersi nell’interiorità non è solo un’esplorazione; è un atto vitale per lo scrittore che mira a tessere una tela narrativa che risuoni oltre la soglia della sua intimità. Nei viaggi interiori, affrontiamo una sorta di archeologia dell’anima, scavando tra i nostri strati più nascosti, smascherando angoli dimenticati della nostra psiche. Questo viaggio introspettivo, una navigazione tra le correnti sotterranee del nostro essere, si rivela essere un’avventura senza mappa, in cui la bussola è la nostra innata curiosità umana.

Man mano che ci addentriamo attraverso i meandri del nostro intimo, avvicinandoci ai territori vergini dell’io, scopriamo ricchezze nascoste: paure da affrontare, desideri da comprendere, ricordi che affiorano e aspirazioni che si innalzano come fari nel buio. Ognuno di questi tesori scoperti illumina parte del sentiero che ci conduce a creare con onestà e trasparenza, permettendoci di presentare le nostre verità con una vulnerabilità che diventa forza, una genuina offerta di sé che si traduce in letteratura.

Con ognuna di queste esplorazioni veniamo a contatto con una vasta gamma di emozioni, da quelle ambigue e sfuggenti a quelle intense e sopraffacenti. È lì, nella nostra capacità di sentire, che risiede il dono di trasmettere emozioni autentiche ai nostri lettori; è lì che la scrittura diventa un’esperienza condivisa, un passaggio segreto tra il cuore dello scrittore e quello del lettore. La nostra missione è dunque di renderla universale, di trascendere l’esperienza individuale e raggiungere quell’umanità comune che ci lega tutti.

Ogni parola scritta, ogni frase costruita, ogni paragrafo maturato, nasce quindi da una radice intima, da quel viaggio interiore che veniamo chiamati a compiere ogni volta che ci accingiamo a raccontare una storia. E per quanto questo viaggio possa essere complesso e a volte doloroso, esso ci arricchisce come nulla altro può fare: ci prepara per un secondo tipo di viaggio, quello che si compie con i piedi sulla terra e lo sguardo rivolto verso l’orizzonte.

Il Valore della Curiosità

Nel cuore di ogni scrittore si annida una scintilla imprescindibile che alimenta ogni atto creativo: la curiosità. Essa ci spinge oltre i confini del conosciuto, in un viaggio esplorativo che si distende ben al di là della nostra soglia domestica. Come scrittori, riceviamo da essa l’impulso a porre domande, quelle che a volte mancano anche nell’eco del discorso quotidiano. La curiosità si fa viandante e noi siamo persi – in senso più eccitante del termine – nella sua ossessionante richiesta di movimento.

Essendo lo scrittore un eterno ricercatore del mondo, il viaggio esterno rappresenta l’espansione logica di quello interiore. Guidati dalla bussola della curiosità, ci dirigiamo verso culture, lingue e tradizioni diverse. Ciascuna di queste esperienze affina la comprensione, intrecciando le nostre percezioni con trame esotiche e quotidiane che diventano linfa vitale per la nostra arte.

Quando viaggiamo, vi è un innalzamento di sensi, un acuirsi delle antenne percettive. I colori si imprimono nella memoria come vivide macchie di sogno; i suoni, siano essi il brusio di una piazza affollata o il silenzio sovrano di un tempio montano, narrano storie che aspettano solo di essere raccontate; i profumi diventano narrazioni olfattive, pronte ad invadere le nostre pagine. E tutta questa magnificenza sensoriale aspetta di trasformarsi in parole, frasi, capitoli.

È anche il senso di stupore che nasce dalla curiosità a rendere la nostra scrittura così vibrante, densa e genuina. Quella meraviglia, quel sentimento di ammirazione verso quanto il mondo ha da offrire, è il carburante che nutre la narrazione e la trasforma in un’esperienza viscerale. Quando riusciamo a trasmettere questa meraviglia ai lettori, si crea una connessione profonda, quasi magica – una corda tesa tra la mente dello scrittore e quella di chi legge, che vibra con ogni parola, con ogni scena dipinta, con ogni emozione sfogliata.

Le domande che la curiosità solleva non aspettano risposte semplici o immediate; spesso, esse piantano semi che germoglieranno pagine più avanti nel nostro viaggio creativo. Esse ci insegnano ad ascoltare, ad osservare, a sentire con intensità e a riflettere con profondità, a prendere appunti mentali che un giorno troveranno sbocco sulla carta, nel racconto di viaggio che è la nostra vita, e nell’esperienza che è la nostra scrittura.

La Mia Casa in Asia

Il mio viaggio come scrittore ha preso una svolta inaspettata e straordinaria quando ho scelto di fare dell’Asia la mia dimora. Dal momento in cui i miei piedi hanno toccato la sua terra vibrante, ho capito che non sarei mai stato lo stesso. Questo continente, con la sua stupefacente diversità, ha offerto uno scenario dinamico per la mia continua metamorfosi personale e professionale.

L’Asia, con le sue metropoli pulsanti di energia e i suoi angoli di pace incastonati nelle giungle silenziose, sembra incarnare la dualità della vita stessa. Viaggiando tra i villaggi che si aggrovigliano ai bordi della civiltà e i templi antichi che custodiscono secoli di silenzio, ho scoperto un mosaico di esistenze, ciascuna incisa con una storia unica e affascinante. Da queste esperienze, ogni ricordo è diventato un prezioso filo d’inchiostro con cui tessere narrativa.

Il sud-est asiatico, in particolare, è stato un terreno fertile su cui sono germogliate le mie inspirazioni. Ho vagato attraverso i suoi paesaggi – che vanno da città caotiche, dove i mercati straripano di vita, a tranquilli insediamenti rurali dove i giorni seguono ancora il ritmo immutabile delle stagioni. Le immagini che ho catturato con gli occhi e inciso nel cuore – dalla ridente ospitalità di un mercante ambulante alla solennità di un monaco in meditazione – sono diventate immagini vive nelle mie storie.

Questa immersione non è stata semplicemente una corsa attraverso luoghi esotici, ma un vero e proprio intreccio della mia vita con le infinite sfumature di questa porzione di mondo. Ho appreso dagli anziani nei villaggi, dai bambini che giocano senza freni e dai monaci che condividono saggezza in silenzio. Ogni insegnamento, ogni sorriso, ogni paesaggio mi ha insegnato una nuova dimensione dell’esistenza che, una volta riversata sulla pagina, acquisisce nuova vita e salda la mia connessione con i lettori.

Trasformare l’Asia in casa non è stata una semplice questione di abitare in un luogo diverso, ma piuttosto di imparare a vivere in una maniera nuova, consapevolmente aperta a cambiamenti ed evoluzioni. Ho lasciato nelle sue terre una parte di me, la mia ombra, il testimone della crescita personale che mai avrei immaginato. E in cambio, essa mi ha offerto la chiave di un mondo ricco di colori, sapori, suoni e visioni che ritrovo ora nelle mie parole, nella trama di ciò che scrivo, nel profumo delle pagine che cedo ai miei lettori.

Lasciare un’Ombra e Portare con sé un Messaggio

Ogni viaggio, per me, è stato un atto di scambio: in ogni luogo che ho visitato, ho lasciato un pezzo di me stesso, un’impronta, un’ombra che si allunga nel crepuscolo dei campi di riso. La mia forma si sgretola, sfumata, nei moti perpetui di una natura che osservo e che mi tocca profondamente. Son ombre sottili, delicate come la seta, ma permanenti nella loro essenza, custodi di memorie e di momenti irripetibili.

Ciò che porto indietro con me, al di là delle fotografie e dei souvenir tangibili (suonava figo dire souvenir ma in realtà, pensandoci, non compro mai nulla…), è un bottino dalla valenza immensurabile. Parlo di incontri che si sono trasformati in insegnamenti, di sorrisi che si sono convertiti in ispirazione, e di saggezza spartita sui bordi stradali o nei cortili dei templi. Questi sono i messaggi che raccolgo, gioielli intangibili che custodisco nel cuore, e che infondono una ricchezza sottile nelle mie parole, nei miei racconti, nel mio respiro stesso da scrittore.

Sono stati gli anziani, con le loro rughe che mappano storie non apprese dai libri, ma vissute nelle vene della terra. Sono stati i bambini, i cui occhi limpidi riflettevano un universo di possibilità e un riaccendere di speranza. E non posso dimenticare i monaci, i cui silenzi parlavano più di qualsiasi sermone, delle verità su come essere umani, su come marciare nel mondo con leggerezza e profondità.

Ognuna di queste anime ha insegnato qualcosa di inaspettato, mi ha mostrato angolazioni di vita che mai avrei scorto altrimenti. È questa interazione, questo scambio di umanità, che riscalda il cuore della scrittura. Trasmettere questi vissuti in pagine da leggere significa aprire per chi mi segue quelle stesse porte verso mondi sconosciuti o verso riflessioni che invitano a guardare con occhi nuovi la realtà che ci circonda.

Un racconto non è, per me, soltanto una sequenza di eventi nati dalla fantasia o dalla reale avventura. È un viaggio narrativo, un invito a vivere assieme quella scoperta, quella crescita, quella trasformazione che si svolge sotto il sole cocente di terre lontane o nei rifugi sereni di un cuore sempre in cerca. È un invito a riscoprire l’intimo che si cela sotto strati di quotidiana distrazione, a riassaporare la vita in tutte le sue sfaccettature.

Concludendo questo blog – il primo di molteplici riflessioni che ci accompagneranno attraverso l’anno – vi lascio un invito all’esplorazione, sia essa un viaggio fisico attraverso i sentieri del mondo, o un cammino spirituale nelle profondità del vostro essere. Poiché è viaggiando, sia dentro sia fuori noi stessi, che diveniamo narratori di storie degne di essere condivise, di emozioni pronte ad echeggiare negli echi del tempo e dello spazio, di messaggi che, spero, possano ispirarvi a intraprendere i vostri viaggi, a lasciare le vostre ombre e a portare con voi le lezioni che troverete lungo il cammino.

Era da un po’ che non riprendevo questo computer nero alla domenica, era da un po’ che non mi sedevo a questo tavolo a scrivere. È da quando è uscito il mio nuovo libro forse, che, decidendo di concentrarmi di più sulla promozione, ho “trascurato” la scrittura. Trascurato. Non userei questa parola però. Come si fa a trascurare qualcosa che appartiene a noi nel profondo, come si fa a trascurare qualcosa che –è noi? Non l’ho trascurata. Tutt’altro anzi; l’ho fatta ricaricare, gli ho dato una vacanza. Sì, proprio così, gli ho dato una vacanza. -Non ho scritto- di proposito. E non soltanto per via della promozione di Uno (Sporco) Diario Aperto ma anche perché non volevo più scrivere e aspettare, invece, per farlo, che mi fossi trasferito nella nuova casa. Sentivo, infatti, che il luogo in cui sono ora mi ha già dato tutto quello che doveva. La sua energia si è esaurita, il suo compito è finito. In questa casa è nato il blog, in questa casa è nato il diario, giorno per giorno insieme a voi. In questa casa si sono sviluppati i miei social, il mio rapporto coi followers. In questa casa è nato l’inizio per un futuro nuovo libro. In questa casa ci sono state risa e pianti, gioie e dolori, bottiglie piene, bottiglie vuote e bottiglie rotte. Ma ho bisogno di qualcosa di nuovo prima di ricominciare a scrivere, ho bisogno di vibrazioni nuove da mettere nei miei lavori, nei miei scritti, nei miei libri ed è per questo che ho lasciato il tutto; così che il tutto si ricaricasse. Perché può non sembrare ma scrivere non è facile. Perché può non sembrare ma scrivere non è solo avere un computer e battere due dita sulla tastiera. Non è solo unire qualche letterina, qualche parola e dire ciò che si ha in testa. Non è solo parlare. Scrivere è viaggiare. Scrivere è viaggiare dentro di sé e osservare, sentire, toccare, annusare tutto ciò che si trova lungo la strada. Il bello e il brutto, il puzzolente e il profumato, il male e il bene. Assorbire tutto e poi capirlo. Assorbire tutto e poi dargli forma. Assorbire tutto e poi tradurlo. Assorbire tutto e poi scriverlo. Assorbire tutto, mettersi in gioco, confrontarsi con chi si ha di fronte e poi riassorbire ancora. Un viaggio. E quanto stanchi siamo dopo un viaggio da Milano a Napoli in macchina ad agosto? Quanto stanchi siamo dopo un viaggio d’estate in treno dal nordest della Cina all’Ovest? Con la gente ammassata. Col caldo, con la pioggia, col freddo. Non capendo chi ti è intorno…

Lo stesso vale per l’arte.

Lo stesso vale per la scrittura.