Benvenuti al primo post del 2024! L’inizio di un nuovo anno è spesso un momento di riflessione e rinnovo, un periodo perfetto per parlare di viaggi, non solo quelli fisici ma anche quelli interiori che, come scrittore, ritengo siano essenziali. Viaggiare, scoprire, meravigliarsi sono tutte esperienze che ampliano gli orizzonti mentali e arricchiscono le pagine che scriviamo.

I Viaggi Interiori dello Scrittore

Immergersi nell’interiorità non è solo un’esplorazione; è un atto vitale per lo scrittore che mira a tessere una tela narrativa che risuoni oltre la soglia della sua intimità. Nei viaggi interiori, affrontiamo una sorta di archeologia dell’anima, scavando tra i nostri strati più nascosti, smascherando angoli dimenticati della nostra psiche. Questo viaggio introspettivo, una navigazione tra le correnti sotterranee del nostro essere, si rivela essere un’avventura senza mappa, in cui la bussola è la nostra innata curiosità umana.

Man mano che ci addentriamo attraverso i meandri del nostro intimo, avvicinandoci ai territori vergini dell’io, scopriamo ricchezze nascoste: paure da affrontare, desideri da comprendere, ricordi che affiorano e aspirazioni che si innalzano come fari nel buio. Ognuno di questi tesori scoperti illumina parte del sentiero che ci conduce a creare con onestà e trasparenza, permettendoci di presentare le nostre verità con una vulnerabilità che diventa forza, una genuina offerta di sé che si traduce in letteratura.

Con ognuna di queste esplorazioni veniamo a contatto con una vasta gamma di emozioni, da quelle ambigue e sfuggenti a quelle intense e sopraffacenti. È lì, nella nostra capacità di sentire, che risiede il dono di trasmettere emozioni autentiche ai nostri lettori; è lì che la scrittura diventa un’esperienza condivisa, un passaggio segreto tra il cuore dello scrittore e quello del lettore. La nostra missione è dunque di renderla universale, di trascendere l’esperienza individuale e raggiungere quell’umanità comune che ci lega tutti.

Ogni parola scritta, ogni frase costruita, ogni paragrafo maturato, nasce quindi da una radice intima, da quel viaggio interiore che veniamo chiamati a compiere ogni volta che ci accingiamo a raccontare una storia. E per quanto questo viaggio possa essere complesso e a volte doloroso, esso ci arricchisce come nulla altro può fare: ci prepara per un secondo tipo di viaggio, quello che si compie con i piedi sulla terra e lo sguardo rivolto verso l’orizzonte.

Il Valore della Curiosità

Nel cuore di ogni scrittore si annida una scintilla imprescindibile che alimenta ogni atto creativo: la curiosità. Essa ci spinge oltre i confini del conosciuto, in un viaggio esplorativo che si distende ben al di là della nostra soglia domestica. Come scrittori, riceviamo da essa l’impulso a porre domande, quelle che a volte mancano anche nell’eco del discorso quotidiano. La curiosità si fa viandante e noi siamo persi – in senso più eccitante del termine – nella sua ossessionante richiesta di movimento.

Essendo lo scrittore un eterno ricercatore del mondo, il viaggio esterno rappresenta l’espansione logica di quello interiore. Guidati dalla bussola della curiosità, ci dirigiamo verso culture, lingue e tradizioni diverse. Ciascuna di queste esperienze affina la comprensione, intrecciando le nostre percezioni con trame esotiche e quotidiane che diventano linfa vitale per la nostra arte.

Quando viaggiamo, vi è un innalzamento di sensi, un acuirsi delle antenne percettive. I colori si imprimono nella memoria come vivide macchie di sogno; i suoni, siano essi il brusio di una piazza affollata o il silenzio sovrano di un tempio montano, narrano storie che aspettano solo di essere raccontate; i profumi diventano narrazioni olfattive, pronte ad invadere le nostre pagine. E tutta questa magnificenza sensoriale aspetta di trasformarsi in parole, frasi, capitoli.

È anche il senso di stupore che nasce dalla curiosità a rendere la nostra scrittura così vibrante, densa e genuina. Quella meraviglia, quel sentimento di ammirazione verso quanto il mondo ha da offrire, è il carburante che nutre la narrazione e la trasforma in un’esperienza viscerale. Quando riusciamo a trasmettere questa meraviglia ai lettori, si crea una connessione profonda, quasi magica – una corda tesa tra la mente dello scrittore e quella di chi legge, che vibra con ogni parola, con ogni scena dipinta, con ogni emozione sfogliata.

Le domande che la curiosità solleva non aspettano risposte semplici o immediate; spesso, esse piantano semi che germoglieranno pagine più avanti nel nostro viaggio creativo. Esse ci insegnano ad ascoltare, ad osservare, a sentire con intensità e a riflettere con profondità, a prendere appunti mentali che un giorno troveranno sbocco sulla carta, nel racconto di viaggio che è la nostra vita, e nell’esperienza che è la nostra scrittura.

La Mia Casa in Asia

Il mio viaggio come scrittore ha preso una svolta inaspettata e straordinaria quando ho scelto di fare dell’Asia la mia dimora. Dal momento in cui i miei piedi hanno toccato la sua terra vibrante, ho capito che non sarei mai stato lo stesso. Questo continente, con la sua stupefacente diversità, ha offerto uno scenario dinamico per la mia continua metamorfosi personale e professionale.

L’Asia, con le sue metropoli pulsanti di energia e i suoi angoli di pace incastonati nelle giungle silenziose, sembra incarnare la dualità della vita stessa. Viaggiando tra i villaggi che si aggrovigliano ai bordi della civiltà e i templi antichi che custodiscono secoli di silenzio, ho scoperto un mosaico di esistenze, ciascuna incisa con una storia unica e affascinante. Da queste esperienze, ogni ricordo è diventato un prezioso filo d’inchiostro con cui tessere narrativa.

Il sud-est asiatico, in particolare, è stato un terreno fertile su cui sono germogliate le mie inspirazioni. Ho vagato attraverso i suoi paesaggi – che vanno da città caotiche, dove i mercati straripano di vita, a tranquilli insediamenti rurali dove i giorni seguono ancora il ritmo immutabile delle stagioni. Le immagini che ho catturato con gli occhi e inciso nel cuore – dalla ridente ospitalità di un mercante ambulante alla solennità di un monaco in meditazione – sono diventate immagini vive nelle mie storie.

Questa immersione non è stata semplicemente una corsa attraverso luoghi esotici, ma un vero e proprio intreccio della mia vita con le infinite sfumature di questa porzione di mondo. Ho appreso dagli anziani nei villaggi, dai bambini che giocano senza freni e dai monaci che condividono saggezza in silenzio. Ogni insegnamento, ogni sorriso, ogni paesaggio mi ha insegnato una nuova dimensione dell’esistenza che, una volta riversata sulla pagina, acquisisce nuova vita e salda la mia connessione con i lettori.

Trasformare l’Asia in casa non è stata una semplice questione di abitare in un luogo diverso, ma piuttosto di imparare a vivere in una maniera nuova, consapevolmente aperta a cambiamenti ed evoluzioni. Ho lasciato nelle sue terre una parte di me, la mia ombra, il testimone della crescita personale che mai avrei immaginato. E in cambio, essa mi ha offerto la chiave di un mondo ricco di colori, sapori, suoni e visioni che ritrovo ora nelle mie parole, nella trama di ciò che scrivo, nel profumo delle pagine che cedo ai miei lettori.

Lasciare un’Ombra e Portare con sé un Messaggio

Ogni viaggio, per me, è stato un atto di scambio: in ogni luogo che ho visitato, ho lasciato un pezzo di me stesso, un’impronta, un’ombra che si allunga nel crepuscolo dei campi di riso. La mia forma si sgretola, sfumata, nei moti perpetui di una natura che osservo e che mi tocca profondamente. Son ombre sottili, delicate come la seta, ma permanenti nella loro essenza, custodi di memorie e di momenti irripetibili.

Ciò che porto indietro con me, al di là delle fotografie e dei souvenir tangibili (suonava figo dire souvenir ma in realtà, pensandoci, non compro mai nulla…), è un bottino dalla valenza immensurabile. Parlo di incontri che si sono trasformati in insegnamenti, di sorrisi che si sono convertiti in ispirazione, e di saggezza spartita sui bordi stradali o nei cortili dei templi. Questi sono i messaggi che raccolgo, gioielli intangibili che custodisco nel cuore, e che infondono una ricchezza sottile nelle mie parole, nei miei racconti, nel mio respiro stesso da scrittore.

Sono stati gli anziani, con le loro rughe che mappano storie non apprese dai libri, ma vissute nelle vene della terra. Sono stati i bambini, i cui occhi limpidi riflettevano un universo di possibilità e un riaccendere di speranza. E non posso dimenticare i monaci, i cui silenzi parlavano più di qualsiasi sermone, delle verità su come essere umani, su come marciare nel mondo con leggerezza e profondità.

Ognuna di queste anime ha insegnato qualcosa di inaspettato, mi ha mostrato angolazioni di vita che mai avrei scorto altrimenti. È questa interazione, questo scambio di umanità, che riscalda il cuore della scrittura. Trasmettere questi vissuti in pagine da leggere significa aprire per chi mi segue quelle stesse porte verso mondi sconosciuti o verso riflessioni che invitano a guardare con occhi nuovi la realtà che ci circonda.

Un racconto non è, per me, soltanto una sequenza di eventi nati dalla fantasia o dalla reale avventura. È un viaggio narrativo, un invito a vivere assieme quella scoperta, quella crescita, quella trasformazione che si svolge sotto il sole cocente di terre lontane o nei rifugi sereni di un cuore sempre in cerca. È un invito a riscoprire l’intimo che si cela sotto strati di quotidiana distrazione, a riassaporare la vita in tutte le sue sfaccettature.

Concludendo questo blog – il primo di molteplici riflessioni che ci accompagneranno attraverso l’anno – vi lascio un invito all’esplorazione, sia essa un viaggio fisico attraverso i sentieri del mondo, o un cammino spirituale nelle profondità del vostro essere. Poiché è viaggiando, sia dentro sia fuori noi stessi, che diveniamo narratori di storie degne di essere condivise, di emozioni pronte ad echeggiare negli echi del tempo e dello spazio, di messaggi che, spero, possano ispirarvi a intraprendere i vostri viaggi, a lasciare le vostre ombre e a portare con voi le lezioni che troverete lungo il cammino.

Ok, sono qui seduto alla scrivania del mio studio, con a fianco un bicchiere di Macallan dal sapore ricco e intenso e l’aroma avvolgente di un sigaro a fare da sottofondo. Forse sono al quarto bicchiere o forse al quinto, chissà, e mi ritrovo a pensare, a fissare il vuoto, dibattendomi se mettere giù qualche parola o lasciare che il silenzio parli per me. Alla fine, in questo ambiente saturo dall’odore persistente del tabacco, ho deciso di sì. O forse non sono stato io a decidere, forse sono state le parole a scegliere per me, perché ecco che mi trovo a battere queste lettere sulla tastiera del computer al buio, come se fossero una cosa esterna a me, una narrazione che fluisce senza che me ne renda pienamente conto. Sussurro a me stesso ciò che digito, così, se sento il suono della mia voce, so che sta davvero accadendo. Quello che nasce è un flusso di pensieri che si sono fatti avanti, irrompendo nella quiete della notte. So che ora devo scrivere, lasciare che queste riflessioni prendano forma e si trasformino in parole che possano toccare altre vite oltre la mia.

Serate che segnano l’anima: l’evento del 9 dicembre

Paolo Cuciniello, Intervista in Cina. Pechino, 2023.

Sabato 9 dicembre si è aperto un nuovo capitolo della mia esperienza come narratore di storie e di vite. In una sala accogliente, avvolta da un’atmosfera di attesa e ponderata curiosità, ho avuto il privilegio di incontrare menti aperte e cuori pronti all’ascolto. L’evento, curato nei dettagli dall’Accademia B2 e dall’AIILIC, non era solo un appuntamento nel calendario, ma l’opportunità per tessere legami umani e culturali tra la mia terra e quella così lontana e affascinante che è la Cina.

Nel pronunciare il mio nome, Paolo Cuciniello, ho percepito un silenzio carico di aspettativa. Erano tutti intenti a scoprire il percorso che mi ha portato fin lì, in quella stanza colma di visi interessati ai miei testi, alla mia voce, al messaggio che da anni cerco di diffondere attraverso la parola scritta e parlata. Raccontando non solo di carta e inchiostro ma anche dei frammenti di realtà da cui essi scaturiscono – momenti di vita vissuta intensamente, errori, successi, e i cambiamenti radicali che hanno modellato il mio essere.

Mi sono presentato non solo come autore, ma come testimone di un viaggio incredibile, quello della mia esistenza, attraversata da sfide che hanno forgiato il mio carattere e la mia visione del mondo. Ho parlato dei miei libri, certo, ma attraverso di essi ho dischiuso un varco sulle esperienze che li hanno ispirati, su quelle pagine della mia vita che palesemente riecheggiano in ogni riga che scrivo.

E mentre i riflettori illuminavano il palco facendo emergere la mia figura, ho sentito che ogni parola era un ponte gettato tra me e il pubblico, un filo sottile e resistente che collegava il mio passato al loro presente e, forse, al futuro di chi aveva scelto di accompagnarmi in quel viaggio. Le parole divenivano così veicolo di un’emozione condivisa capace di abbattere ogni muro, ogni pregiudizio, ogni distanza.

Con il cuore colmo e la mente chiara, ho intensamente vissuto quell’incontro: uno scambio reciproco dove la mia storia diventava un’esplorazione collettiva di cosa significa, in ultima analisi, essere umani. Era più di una conferenza; era una celebrazione della vita e dei suoi incredibili percorsi, un momento di crescita personale e collettiva che rimarrà per sempre impresso nella mia memoria.

Davanti al pubblico: una storia che rivive

Paolo Cuciniello, Intervista 2023. Beijing, China.

Ogni volta che mi trovo a parlare di fronte a qualcuno, sia esso un giovane studente con gli occhi pieni di curiosità o un adulto con la profondità di chi ha vissuto abbastanza per comprendere ogni sfumatura della vita, provo la sensazione di rinascere. Questi incontri sono per me momenti di pura magia, occasioni uniche dove la mia esperienza personale si trasforma in una fonte di ispirazione per altri. È come assistere alla mia storia che si svolge di nuovo, con tutte le sue turbolenze, davanti agli occhi di chi è disposto ad ascoltare.

Ogni domanda, ogni sguardo che incrocio porta con sé un richiamo alla mia vita, una vita che poteva essere segnata da finezze premature o percorsi oscuri. Mi è stato predetto un futuro breve o trascorso dietro le sbarre – profezie nate da un contesto difficile che avrebbero potuto avverarsi se non avessi deciso di prendere un altro sentiero. Quel ragazzo che subiva lo sguardo di sospetto dentro le aule ora viene richiesto come ospite d’onore. Te lo immagini?

Questo contrasto tra passato e presente è un potente promemoria di come la vita possa cambiare, di come le stesse mani che una volta si chiudevano a pugno possano ora aprirsi in segno di benvenuto. E quando parlo di quei tempi, delle sfide che ho attraversato e dei ponti che ho dovuto costruire per superarle, sento che il mio passato non è un fardello da cui fuggire, ma una storia da raccontare con orgoglio.

Non posso fare a meno di ammirare la forza insolente della speranza che non ha mai cessato di dirigere i miei passi, spingendomi lontano dal giovane che ero destinato a diventare secondo le aspettative di chi non ha mai creduto in me. In ogni momento in cui condivido il mio cammino, mi rendo conto che non solo ho trovato la libertà, ma ho anche dato ad altri la possibilità di liberarsi dalle loro stesse catene, semplicemente mostrando che esiste un’alternativa.

Tutto ciò conferma che raccontare la mia storia non è solo un atto di condivisione; è un rito di rinascita, un modo per ribadire a me stesso e a chi mi ascolta che, a prescindere da dove veniamo, possiamo sempre scegliere dove vogliamo andare. Che il giudizio e le avversità possono essere superati e che le voci scettiche possono trasformarsi in applausi autentici se solo persistiamo nel credere fermamente in noi stessi. E questa sembra na’ cazzata, vero? Ma é così! Caspita e se é così.

Dal muro di casa al palcoscenico del mondo

Paolo Cuciniello. Da una stanza al palcoscenico.

Il mio percorso è stato come un sentiero inerpicato su una montagna, non come un corridoio pianeggiante di un hotel; pieno di inciampi, svolte impensabili e sorprese dietro ogni angolo. Sono cresciuto in un ambiente dove le strade spesso urlavano i loro messaggi con graffiti ribelli e vibranti, parlando di sfide, di speranza, e della rabbia di chi sentiva di non avere voce. Quelle frasi, a volte criptiche, altre volte dolorosamente chiare, sono un’eco potente delle voci interiori che tutti portiamo con noi, quelle voci che ci parlano quando il mondo attorno sembra cadere nel silenzio.

Ho imparato, crescendo tra quei messaggi e quei “palazzi”, che i sogni sono come uccelli: possono volare alto, se solo glielo permettiamo, ma troppe volte li teniamo serrati nelle gabbie delle nostre convinzioni limitanti. La realtà ci spinge a maturare, certo, ma nel processo di questo inesorabile maturare, molte persone perdono di vista i propri sogni, lasciandoli appassire come foglie in autunno. E quando queste stesse persone incrociano qualcuno che ha osato perseguire i suoi sogni, che continua a combattere su più fronti – il lavoro, gli affetti, le passioni – non possono che rimanere affascinate o addirittura increduli.

In un mondo che spesso glorifica il singolo percorso lineare e il successo rapido e lampante, io ho scelto la poliedricità. Non è facile dividere ogni giorno tra impegni diversi – sì, tra lavoro e attività che alimentano il corpo e lo spirito, ma anche tra la ricerca di quel minuto rubato al caos per scrivere, per creare, per continuare a sognare. Ho tenuto viva la scintilla di quei sogni, che a volte sembravano destinati a spegnersi, ma che ora brillano più forte in ogni parola che pronuncio, in ogni libro che pubblico.

Così, quando qualcuno mi ascolta raccontare del mio viaggio, ho l’impressione di riaccendere qualcosa in lui, quel qualcosa che era stato forse dimenticato o nascosto sotto strati di quotidianità e compromessi. Non è un semplice racconto di successi personali; è una testimonianza vivente che ogni sogno, per quanto grande, complesso o irraggiungibile possa sembrare, ha il diritto di esistere e di diventare la mappa su cui orientare il proprio viaggio unico e personale nella vita. E questo messaggio, spero, possa servire come uno strumento per altri, una torcia in mano a chi si trova in una notte oscura, uno stimolo a far cantare le loro voci interiori e a dipingere nuovi sogni sui muri, talvolta invisibili, delle loro esistenze.

Sguardi che narrano: la fotografia come testimone

Le foto scattate durante la mia recente presentazione sono un collage di emozioni silenziose, immortalate nei volti del mio pubblico. Sfogliandole, rimango ogni volta colpito dagli occhi e dagli sguardi degli ascoltatori, che riflettono un universo di storie non dette, di speranze e di aspirazioni. In quegli sguardi, posso leggere la risonanza delle mie parole con le loro esperienze personali, la ricerca di una conferma che la vita che desiderano è possibile raggiungere, e forse, in un angolo silenzioso del loro cuore, la speranza si rianima.

Vedo negli occhi di chi mi ascolta la luce di chi intravvede nuove opportunità, di chi crede in un futuro che trascende l’oggi, dove anche le storie più improbabili possono fiorire e prosperare. Mi rivedo in quegli sguardi, perché un tempo ero io quello che cercava risposte, speranza, e un esempio da seguire. Una volta, anch’io ero quel ragazzo, quello con un passato difficile, con una lista di ostacoli che sembravano insormontabili e con un linguaggio che mi apparteneva ma che non sapevo ancora esprimere pienamente.

Oggi, le parole che condivido non sono solo mie, sono un dialogo aperto con chi ha il coraggio di sognare. Parlando in lingue che non ho sempre conosciuto, scrivo di mondi lontani, ma profondamente connessi, che vanno oltre i confini geografici e culturali. Queste parole sono la prova tangibile che, nonostante le avversità, possiamo trasformare radicalmente la nostre realtà. Che chi ha il coraggio di combattere per i propri sogni può anche imparare a esprimersi in modi nuovi e sorprendenti, sfidando ogni previsione.

Le fotografie raccontano di questa incredibile metamorfosi e documentano lo scambio profondo tra chi parla e chi ascolta. Ogni sguardo curioso, ogni cipiglio pensieroso, ogni sorriso accennato rivela qualcosa di più grande di una semplice presenza a un evento: parla di quella connessione umana che si instaura quando la storia di una vita si srotola di fronte agli occhi di uno spettatore, dimostrando che non siamo soli nelle nostre battaglie, nei nostri dubbi, nelle nostre conquiste.

È in quegli scorci di vulnerabilità e di forza che riconosco l’importanza del mio ruolo come messaggero, come esempio vivente che, qualsiasi siano le origini, qualsiasi sia la pagina su cui ci troviamo, possiamo sempre scegliere di scrivere il capitolo successivo. Sì, con impegno e passione, infondendo fiducia in ogni gesto, possiamo cambiare la nostra storia in direzioni che una volta ci sarebbero sembrate impossibili, e proprio in questo sta la vera magia del vivere: nella costante e indomita convinzione che cambiare è sempre possibile.

Memorie nel cuore: il tributo agli amici perduti

Paolo Cuciniello. Per chi non c'é piú.

Tra le voci e le risa che ancora echeggiano nei miei ricordi, ci sono silenzi che pesano più di ogni parola mai scritta. La lotta personale che metto a nudo in ogni mio discorso è intrisa dei ricordi di quegli amici, quei compagni di un tempo, che per strade diverse, hanno lasciato un segno indelebile nel tessuto della mia memoria. Ogni successo, ogni passo avanti, li porto con me come un monumento invisibile a ciò che avrebbe potuto essere, a ciò che è stato, e a ciò che purtroppo non sarà mai.

La loro assenza, quel vuoto lasciato da vite spezzate troppo presto, è diventato un motore, una fonte di energia che mi spinge a fare di più, a essere di più. Nei miei momenti di solitudine creativa o mentre calco il palcoscenico, sento la loro presenza quasi tangibile, come fossero lì ad ascoltare, ad incoraggiare, a raccontare con me ogni storia di trionfi e di tragedie.

Quella notte in cui sorreggevo la tua testa, combattendo l’oscurità di un momento che ci ha messi di fronte alla mortalità. Te la ricordi? Quell’overdose, su quelle scalinate di quell’appartamento a Milano. La fragilità è la nostra compagna più sincera, un filo sottile che connette ogni respiro, ogni battito del cuore, alla vasta rete di possibili realtà che potrebbero svanire in un istante. Puff.

Ma questa consapevolezza della fragilità non è una sentenza, è invece una spinta a vivere con intensità, a rendere ogni istante uno splendido affresco della capacità umana di resistere, di amare e di sperare. È la stessa spinta che mi porta a condividere il mio viaggio, a raccontare senza filtri la verità delle strade percorse, perché, in ogni dolore c’è la bellezza di una lezione appresa, di un amore vissuto, di una forza guadagnata.

Racconto queste storie non per intenerire, né per commiserare, ma per celebrare. Perché ogni vita che incontra la mia è una testimonianza della resilienza, dell’ardimento e dell’infinito potenziale custodito in ognuno di noi. E così, mentre proseguo a parlare, a scrivere, a vivere, porto con me l’eredità di quegli amici perduti e il ricordo di un amore così grande che ha potuto sfidare persino la fragilità dell’esistenza umana. Questi sono i pezzi di me che condivido, è la vulnerabilità univa a una forza indistruttibile che faccio miei e che auguro a ogni ascoltatore di trovare e di nutrire nel loro percorso di vita.

Sognare è vivere: il viaggio continua

Non vi è nulla di più eroico della determinazione silenziosa che anima le quotidiane battaglie per la giustizia, per l’amore, per la realizzazione dei propri desideri più genuini.

Accetto che la vita può essere un ladro crudelmente talentuoso che si insinua nelle nostre tasche di speranza e gioia – so bene che può portar via in un soffio ciò che credevamo incancellabile. Tuttavia, nutro una fede incrollabile nel suo potere di compensazione, nella sua abilità di essere magnanima a quanti non si tirano indietro al lavoro della propria rinascita, a chi osa dipingere il futuro con colori brillanti e audaci, quelli dei propri sogni.

La mia vita è un mosaico di fallimenti trasformati in trionfi, di cadute che sono diventate salti verso nuove possibilità. È un viaggio che non termina mai, una narrazione in corso…

Sognare è l’atto più radicale di ribellione contro la negatività e la passività; vivere è trasformare quei sogni in realtà, passo dopo passo, parola dopo parola. È il viaggio più sorprendente, e mi impegno a continuarlo con voi, spalla a spalla, sognando a occhi aperti, camminando attraverso ogni tempesta ed esultando sotto ogni raggio di sole. Questo è il dono della vita, questo è il nostro viaggio, ed è la promessa di ogni nuova alba che ci attende.

Paolo Cuciniello. Beijing, China, 2023.

Era da un po’ che non riprendevo questo computer nero alla domenica, era da un po’ che non mi sedevo a questo tavolo a scrivere. È da quando è uscito il mio nuovo libro forse, che, decidendo di concentrarmi di più sulla promozione, ho “trascurato” la scrittura. Trascurato. Non userei questa parola però. Come si fa a trascurare qualcosa che appartiene a noi nel profondo, come si fa a trascurare qualcosa che –è noi? Non l’ho trascurata. Tutt’altro anzi; l’ho fatta ricaricare, gli ho dato una vacanza. Sì, proprio così, gli ho dato una vacanza. -Non ho scritto- di proposito. E non soltanto per via della promozione di Uno (Sporco) Diario Aperto ma anche perché non volevo più scrivere e aspettare, invece, per farlo, che mi fossi trasferito nella nuova casa. Sentivo, infatti, che il luogo in cui sono ora mi ha già dato tutto quello che doveva. La sua energia si è esaurita, il suo compito è finito. In questa casa è nato il blog, in questa casa è nato il diario, giorno per giorno insieme a voi. In questa casa si sono sviluppati i miei social, il mio rapporto coi followers. In questa casa è nato l’inizio per un futuro nuovo libro. In questa casa ci sono state risa e pianti, gioie e dolori, bottiglie piene, bottiglie vuote e bottiglie rotte. Ma ho bisogno di qualcosa di nuovo prima di ricominciare a scrivere, ho bisogno di vibrazioni nuove da mettere nei miei lavori, nei miei scritti, nei miei libri ed è per questo che ho lasciato il tutto; così che il tutto si ricaricasse. Perché può non sembrare ma scrivere non è facile. Perché può non sembrare ma scrivere non è solo avere un computer e battere due dita sulla tastiera. Non è solo unire qualche letterina, qualche parola e dire ciò che si ha in testa. Non è solo parlare. Scrivere è viaggiare. Scrivere è viaggiare dentro di sé e osservare, sentire, toccare, annusare tutto ciò che si trova lungo la strada. Il bello e il brutto, il puzzolente e il profumato, il male e il bene. Assorbire tutto e poi capirlo. Assorbire tutto e poi dargli forma. Assorbire tutto e poi tradurlo. Assorbire tutto e poi scriverlo. Assorbire tutto, mettersi in gioco, confrontarsi con chi si ha di fronte e poi riassorbire ancora. Un viaggio. E quanto stanchi siamo dopo un viaggio da Milano a Napoli in macchina ad agosto? Quanto stanchi siamo dopo un viaggio d’estate in treno dal nordest della Cina all’Ovest? Con la gente ammassata. Col caldo, con la pioggia, col freddo. Non capendo chi ti è intorno…

Lo stesso vale per l’arte.

Lo stesso vale per la scrittura.