Era da un po’ che non riprendevo questo computer nero alla domenica, era da un po’ che non mi sedevo a questo tavolo a scrivere. È da quando è uscito il mio nuovo libro forse, che, decidendo di concentrarmi di più sulla promozione, ho “trascurato” la scrittura. Trascurato. Non userei questa parola però. Come si fa a trascurare qualcosa che appartiene a noi nel profondo, come si fa a trascurare qualcosa che –è noi? Non l’ho trascurata. Tutt’altro anzi; l’ho fatta ricaricare, gli ho dato una vacanza. Sì, proprio così, gli ho dato una vacanza. -Non ho scritto- di proposito. E non soltanto per via della promozione di Uno (Sporco) Diario Aperto ma anche perché non volevo più scrivere e aspettare, invece, per farlo, che mi fossi trasferito nella nuova casa. Sentivo, infatti, che il luogo in cui sono ora mi ha già dato tutto quello che doveva. La sua energia si è esaurita, il suo compito è finito. In questa casa è nato il blog, in questa casa è nato il diario, giorno per giorno insieme a voi. In questa casa si sono sviluppati i miei social, il mio rapporto coi followers. In questa casa è nato l’inizio per un futuro nuovo libro. In questa casa ci sono state risa e pianti, gioie e dolori, bottiglie piene, bottiglie vuote e bottiglie rotte. Ma ho bisogno di qualcosa di nuovo prima di ricominciare a scrivere, ho bisogno di vibrazioni nuove da mettere nei miei lavori, nei miei scritti, nei miei libri ed è per questo che ho lasciato il tutto; così che il tutto si ricaricasse. Perché può non sembrare ma scrivere non è facile. Perché può non sembrare ma scrivere non è solo avere un computer e battere due dita sulla tastiera. Non è solo unire qualche letterina, qualche parola e dire ciò che si ha in testa. Non è solo parlare. Scrivere è viaggiare. Scrivere è viaggiare dentro di sé e osservare, sentire, toccare, annusare tutto ciò che si trova lungo la strada. Il bello e il brutto, il puzzolente e il profumato, il male e il bene. Assorbire tutto e poi capirlo. Assorbire tutto e poi dargli forma. Assorbire tutto e poi tradurlo. Assorbire tutto e poi scriverlo. Assorbire tutto, mettersi in gioco, confrontarsi con chi si ha di fronte e poi riassorbire ancora. Un viaggio. E quanto stanchi siamo dopo un viaggio da Milano a Napoli in macchina ad agosto? Quanto stanchi siamo dopo un viaggio d’estate in treno dal nordest della Cina all’Ovest? Con la gente ammassata. Col caldo, con la pioggia, col freddo. Non capendo chi ti è intorno…

Lo stesso vale per l’arte.

Lo stesso vale per la scrittura.