Mia moglie non troppo tempo fa è stata in un viaggio in Tibet, che fortunatamente (per me) non è durato 7 anni come nel film ma un po’ meno! Tornando mi ha fatto vedere le foto di questi luoghi meravigliosi; di montagne innevate all’orizzonte dipinte d’oro dal sole, di aquile maestose libere, sotto cieli dipinti con colori di azzurro, di blu e di infinito che non saprei neanche descrivere, di palazzi e di monasteri immersi in quadri che l’ha natura stessa ha creato, di persone su di un altro pianeta. Di povertà esteriore, di ricchezza interiore. Ma di miseria, anche. E di dolore. Perché quello non lo si nasconde agli occhi. Perché un’entrata di 200 euro all’anno soltanto, fa male anche se l’aria è pulita, al cuore di un pastore che vede i propri figli e le proprie figlie avere visioni diverse dalle sue. Perché anche se non lontano dal suo albero, può capitare che una mela cadendo guarda in altre direzioni. Che c’è di male? Ma tra queste foto poi, e tra i suoi racconti, ecco che ho scovato qualcosa, qualcosa di più. Qualcosa di bello e di colorato, qualcosa di fine. Qualcosa di artificiale ma di così tanto vicino all’origine che quasi si confondeva col naturale del luogo, col naturale del mondo.

I Mandala.

Queste opere composte con milioni di granelli di sabbia colorata lavorate per ore, giorni, settimane a volte, dai monaci tibetani e che una volta concluse vengono distrutte. Rimischiate per farle tornare una sola cosa e poi rilasciate in un corso d’acqua. A simboleggiare che nulla di materiale è per sempre. E così come in fondo ciò che abbiamo nella vita son soltanto cose, così quelle opere in fondo son soltanto sabbia. Per cui riguardo la foto di una delle figlie di quel pastore e mi chiedo se lei questo lo sa… mentre le auguro ugualmente tutto ciò che desidera.

Regalo da parte della figlia del pastore a Coral

Di tutte le cose che vogliamo o di tutte le cose che pensiamo di avere niente è per sempre. Ma ce lo dimentichiamo in fretta, penso, mentre mi viene in mente una canzone di Danilo Sacco che fa: “ho visto padri e figli parlare di onestà/ fratelli vendersi persino l’anima/ ma niente è per sempre/ nemmeno se qualcuno può dire che in fondo è facile sognare in eterno/ in un istante poi niente è per sempre, nemmeno se lo vuoi/

Non ricordo come continua ma continua a suonarmi in testa mentre accarezzo Coral e la bacio. Perché so che nulla è per sempre ma la vita sì, e queste carezze lente e questo amore li porterò con me.