Oltre l’accumulo: ritrovare se stessi nella frenesia del possesso

L’altro giorno mi sono ritrovato a guardare ancora una volta “Sid e Nancy“, il film del 1986 che narra la tumultuosa e tragica storia d’amore tra Sid Vicious, il bassista dei Sex Pistols, e Nancy Spungen. Mentre seguivo il loro caotico viaggio attraverso la vita, una riflessione mi ha colpito con forza: in un mondo dove la loro ribellione e la ricerca di autenticità erano così esplicite, quale forma prende oggi la nostra ribellione, se c’è?

La loro storia, così estrema, così al limite, mi ha fatto pensare a quanto noi, in questo nostro presente, ci siamo lasciati alle spalle. Non tanto le mode o lo stile di vita punk, quanto piuttosto l’ideale di cercare qualcosa di diverso, di sentire con intensità, di vivere con passione – anche se con conseguenze distruttive. Hanno vissuto per il momento, mentre noi sembriamo correre continuamente verso un orizzonte di successo e accumulo che non arriviamo mai a toccare.

E mi chiedo, cosa abbiamo guadagnato con tutti questi oggetti che abbiamo accumulato intorno a noi? Queste distrazioni, questi piccoli gadget che dovrebbero semplificarci la vita e invece finiscono per dominarla, questo costante bisogno di possedere l’ultimo modello, l’ultima versione – è tutto questo che ci definisce?

Madre Teresa una volta disse che “il frutto del silenzio è la preghiera, il frutto della preghiera è la fede, il frutto della fede è l’amore, e il frutto dell’amore è l’azione.” Mi domando se nel turbine incessante della nostra quotidianità abbiamo ancora la capacità di fare silenzio, di ascoltare davvero noi stessi e gli altri, di crescere non solo in termini materiali, ma spirituali.

Non voglio idolatrare Sid e Nancy, né romanticizzare la loro autodistruzione, ma la loro storia mi ha servito da monito: un promemoria di quanto è facile perdersi nel caos del materiale e dimenticare di ciò che veramente nutre l’anima. Forse è giunto il momento di riappropiarci del silenzio, di trovare nelle sue pause l’ispirazione per vivere una vita meno oberata di cose e più piena di significati.

La crescita spirituale non è qualcosa che possiamo comprare o collezionare; è qualcosa che si coltiva lentamente, giorno dopo giorno, con pazienza e con la consapevole introspezione che solo il silenzio può darci. E forse, ricercando meno il possesso e più il senso, possiamo scoprire che la vera crescita, quella che conta, è quella che avviene dentro di noi.

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