Le parole che volevo dedicarti eran come fiori. Son morte nel momento in cui le ho colte per scriverle, e dartele. Ora sono su di un foglio ma senza vita. Vuote. Ti prego comprendine il valore, cogline il senso. Perché con coscienza le ho private del respiro per te.
E chissà se mai le leggerai quando arriverai. Magari sarò già andato, già ripartito. Magari, chissà. Ma te le lascio su di un tavolo, su di un tovagliolo. Te le lascio a terra, tra i piedi nudi e il suolo. Te le lascio sulla spiaggia, sull’incanto di un’onda… e poi di un’altra. Te le lascio sulla montagna, nella vita di un respiro. Te le lascio nel silenzio, nella pace. E anche nella solitudine. Te le lascio nel vento, su di un brivido. Te le lascio nella vita, nelle pause tra un respiro e l’altro che farai. Alla fine di un inspiro. Alla fine di un espiro. Te le lascio nella morte, nel suo mistero e nella sua scoperta. Nel suo significato di vita che ha.
Ti prego comprendine lì il valore, lì cogline il senso.




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