24 Gennaio 2022

Diario Aperto - Paolo Cuciniello - Storie e Riflessioni

Mi da il sorriso e mi da il nervoso allo stesso tempo non poterti parlare apertamente in questi giorni, caro diario. Immagino sia quello il motivo per cui poi preferisco scrivere nei libri

Vorrei parlarti di come ho aperto un’azienda in società con un’altra persona ma non posso farlo; inevitabilmente dovrei parlarti anche di come mi sento, in bilico tra due lavori e un milione di euro che penzola sulla mia testa. Vorrei parlarti di come abbiamo deciso di comprare la seconda casa ma non posso farlo; inevitabilmente dovrei parlarti di soldi e di decisioni che sto per prendere. Vorrei parlarti di come mi sento ora che si avvicina il capodanno e la madre di Coral è venuta a stare da noi ma non posso farlo; inevitabilmente dovrei parlarti di come le cose cambiano quando hai la suocera in casa. Vorrei parlarti di come, considerando la “meno privacy” del periodo (in casa), avevo in programma di uscire ogni giorno ma non posso farlo; inevitabilmente dovrei dirti il perché. 

Vorrei, vorrei, vorrei… vorrei e non lo faccio, perché? Perché sei aperto! Ciò vuol dire che sei mio e allo stesso tempo di tutti. Ciò vuol dire che sei mio e allo stesso tempo del giudizio e del pensiero di molti. Ciò vuol dire che se parlo troppo dell’azienda, chi ti legge e non mi vuole bene mi farà i conti in tasca e mi vorrà ancora più male. Ciò vuol dire che se parlo troppo delle decisioni che prenderò per comprare la seconda casa, dovrò poi proteggermi dal riso della gente (che non mi vuole bene) mentre mi vede dare via la Porsche e le altre macchine. Ciò vuol dire che se parlo troppo di com’è avere una terza persona in casa, dovrei andare contro i miei principi perché inevitabilmente qualche parolina cattiva mi scappa. Ciò vuol dire che se parlo troppo della situazione che stiamo avendo nel quartiere, e di come forse decideranno di chiuderci, dovrò poi far capire a mia madre che va tutto bene nonostante non sembri. 

E nel frattempo nevicaE vedere giù in cortile i bambini giocare, mi riporta indietro a quando nevicava al mio paese e giocavo con i miei amici. Giocavamo fuori alle scuole del nostro quartiere, che neanche a farlo apposta, erano di colore giallo proprio come le mura di queste case che ho attorno adesso. E chissà, magari, quel bambino lì giù, che gioca con quella bambina, è proprio un altro Paolo che gioca con un’altra te. E chissà, magari, quella bambina che prende la neve con la paletta e cade all’indietro sei proprio tu. 

Chissà, magari…

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