7 Febbraio 2022

Diario Aperto - Paolo Cuciniello - Storie e Riflessioni

Leggevo un libro sull’antico Giappone, in questi giorni; La cultura asiatica mi ha sempre affascinato e non a caso qui sono. Leggevo delle loro abitazioni. Delle pareti di carta, delle porte scorrevoli, dei giardini. Delle fontane, delle case in legno chiaro e delle varie stanze che, a volte, si trovavano in strutture diverse ma nella stessa proprietà. E ne parlavo con Coral di quanto, ad esempio, mi piacerebbe avere una casa come quelle. Dove c’è la camera da letto che dà direttamente nel giardino, separati solo da una porta scorrevole, dalla quale si esce per avviarsi in un’altra stanza che potrebbe essere la cucina, ad esempio. Magari adibita nella stessa struttura del soggiorno; questa mi sembra conveniente come scelta nel caso in cui si vogliano organizzare dei pranzi e invitare più persone. Magari una stanza del tè, che potrei usare come ritrovo con amici e parenti. Magari una palestra all’aperto, al fianco del giardino, ben coperta da un gazebo in caso di pioggia. Un bagno, magari due; uno più piccolo in stile “squat” come si trova qui in Cina ed uno ben allestito, con il water (stile giapponese con getto incorporato), il bidet, lo specchio e tutto. Una stanza per la doccia. Una stanza per la camera degli ospiti ed una per i figli; nel caso in cui decideremo di averne. Sì, e poi tutto recintato da un muro e con un solo portone d’ingresso principale rosso. Raffigurante dei draghi magari, come si usava qui in Cina. O delle tigri! … O un lupo! Sì! Un lupo, Coral. Voglio un lupo al nostro ingresso. Grande. Perché due leoni sarebbero scontati, no?

Lei mi ascoltava attenta. Mi sorrideva e annuiva con la testa quando capiva che volevo una risposta e ogni tanto mi accarezzava… mentre io continuavo a spiegarle che tipo di fontana avremmo potuto installare nel giardino. Una di quelle con il corso d’acqua che fluisce che rilassa, e un ponte; così possiamo anche meditarci vicino. Poi sono tornato in me un secondo e le ho chiesto: “ma perché non si fanno più così le case?” E lei mi ha risposto: “perché non sarebbero sicure”. Perché non sarebbero sicure. È lì che ho realizzato che noi, ormai, le case le vogliamo sicure; con gli allarmi, con la sorveglianza, con le porte antisfondamento serrate a doppia/tripla mandata e con i vetri anti-proiettili. Con le telecamere, con il custode, con il poliziotto notturno, con le armi sotto al cuscino. Non sarebbero sicure. Ormai dobbiamo difenderci dal vicino, ormai dobbiamo difenderci dal parente e dall’amico; altro che stanza del tè per loro! Ma te lo immagini un muro per cui basta un salto per superarlo? Che dà direttamente nel giardino, che dà direttamente nella camera da letto, che dà direttamente al cassetto dove tieni il Rolex, il portafogli, il cellulare e il computer. Che dà direttamente nella stanza di tua figlia. Che dà direttamente all’armadio dove tua moglie tiene i gioielli e le borse di Louis Vuitton e di Gucci. E le scarpe. Ma te lo immagini? Ma te lo immagini che qua la gente ti entra in casa e ti picchia o ti ammazza anche se non hai niente? Noi, ormai, le case le vogliamo sicure. E allora ce ne andiamo dove non c’è nessuno, le ho detto. E viviamo dormendo su di un materasso a terra, nella nostra stanza vuota che dà direttamente nel giardino e separati solo da una porta in carta scorrevole. Nudi per tutto l’anno. Lei mi ascoltava attenta. Mi sorrideva e ogni tanto mi accarezzava.

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