14 Settembre 2021

Diario Aperto - Paolo Cuciniello - Storie e Riflessioni

Ho re-imparato una cosa in questi due giorni. Una cosa che può sembrar banale ma che ci fa fessi così tante volte che in fondo forse non lo è; perché non importa a che ora (ovvero quando) facciamo una determinata cosa, l’importante in fondo è farla. A volte lasciamo farci schiavi da questa cosa che non esiste, da questa cosa che non esiste chiamata tempo. E se non esiste allora, da chi lasciamo in fondo farci fare schiavi? Da quella maledetta vocina nella testa che sentiamo nei momenti più deboli. Ne ho già parlato nel libro “In Quarantena” a proposito; di come credo che in realtà noi non siamo la nostra mente, ma di più. Perché riusciamo a estraniarci dai pensieri quando arrivano, e a osservarli da lontano. E allora come facciamo ad essere loro? Siamo altro. E quando “noi altro” siamo più deboli però, ecco che quei pensieri ci fanno credere che siamo loro. Ecco che la mente si fa gioco di noi e vince. Ed ecco che ci ritroviamo giorni dopo ad aver procrastinato su qualcosa che sappiamo avrebbe cambiato il corso della nostra storia… e del nostro presente. E basta davvero poco per andare fuori carreggiata. Un’ora in più la notte svegli, un’ora in più al mattino a letto. Mezz’ora in più al telefono, 15 minuti in meno con i nostri partner a parlare. 5 minuti in più a discutere e a sparare raffiche di parole d’odio, due minuti in meno con nostro figlio perché siamo di fretta. Un minuto in più a correre in macchina, trenta secondi di meno in un abbraccio. Due secondi in più a tenere il broncio, un secondo di meno a tendere la mano per dare un aiuto. Questa cosa chiamata tempo che non esiste e ch’eppure è sempre presente. Come gioca, con noi, vero? Eppure se solo agissimo si annullerebbe all’istante. Puff! Come per magia, just like that. E invece… procrastiniamo. E invece… lasciamo buttarci a terra e vincere, da cosa poi?

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