15 Settembre 2021

Diario Aperto - Paolo Cuciniello - Storie e Riflessioni

Sono le 10.30 mentre scrivo.

Credo che la maggior parte delle scuole in Italia, così come anche nel resto di molti altri paesi Occidentali, abbia riaperto. Questo sarebbe l’orario della merenda, dico bene? 10/10.15 – 10.15/10.30 più o meno. Penso a quanti scambi di parole ci saranno in questo esatto momento in tutte quelle scuole. Parole di racconti, parole di presentazioni, parole di gioia, parole di memorie d’estate, parole di memorie di quarantena, parole, parole, parole… che belle. Poi non so se i telefoni sono proibiti o meno ora, io non ce lo avevo ma comunque, anche quando poi si, non lo portavo mai, per cui… non mi ha mai distratto… mi distraevano i pensieri e il guardare fuori dalla finestra, le amiche e le sigarette, le sigarette speciali e il vino, a volte, il parlare e il parlare a bassa voce, il tempo rimasto affinché il panino sul termosifone diventasse caldo… e così era un po’ per tutti. Quelle erano le distrazioni. Con te stesso o con gli amici. Chissà se ora invece sono consentiti o no i telefoni, spero di no perché altrimenti quella magia è bella che andata. E considerando come i tempi sono cambiati sicuramente lo sono (consentiti). Me le immagino già le proteste se la scuola si permettesse di dire NO AI TELEFONI! E se succede qualcosa? Che cazzo deve succedere se ormai il cervello ce lo abbiamo già bruciato? Altro che canne… magari! Ciò non vale solo per i ragazzi eh, è sottointeso.

Paolo, che parli a fare di queste cose se i tempi ormai sono cambiati?

Infatti! Ma era solo un pensiero il mio. Così, mentre faccio pausa caffè.

E torna al lavoro ja’! Che è già durata mezz’ora sta’ pausa!

Rido mentre da solo mi do torto, e nel frattempo disattivo l’account di Instagram. Il viaggio del libro “In Quarantena” è finito. Ho seminato abbastanza e ho raccolto i frutti. Sono arrivato in tanti angoli d’Italia e in tanti angoli del mondo. Sono arrivato in India, in Svezia, in Korea, in Giappone, negli USA, in Canada, in Spagna, in Inghilterra, in Iraq, in Cina, in Messico, in Bulgaria, in Svizzera, in Thailandia, nella Costa d’Avorio, nel Suriname… sono arrivato in molti più computer e in molti più cellulari e in molte più librerie in casa di quanto potessi anche solo immaginare. Sono felice. Sono davvero felice. E sento che era questo il momento di voltare pagina perché era adesso che cominciavo invece ad appassionarmi alle cose più che alle parole. La gente cominciava a chiedermi più della macchina che guidavo che del pensiero che scrivevo, più del vestito che indossavo che di quello che volevo dire denudandomi, più del prezzo che della storia… e cominciava a piacermi. Non voglio innamorarmi delle cose della vita che distruggono l’uomo. L’ho già fatto, ne conosco i risultati. Quelle cose sono come i Mandala, non durano e vanno distrutte, per ricordarcelo. Ora invece è tempo di creare e poi rinascere, per poter dare un nuovo messaggio a chi in futuro mi conoscerà, a chi mi ha appena conosciuto, a chi mi conosce da sempre e a chi conta su di me…

e a me.

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