16 Gennaio 2022

Diario Aperto - Paolo Cuciniello - Storie e Riflessioni

Chi mi legge un po’ più “often” sa che non mangio quasi mai a casa. Vuoi il lavoro, vuoi il bere, ma sono più le volte che mangio al ristorante, o da asporto, che quelle che mangio cibo cucinato da me o da Coral. Il che rende quelle occasioni delle vere e proprio “cerimonie”. I miei rigatoni carne macinata e funghi? Sono come il cenone di capodanno! Le mie orecchiette salsiccia e broccoli? Come il pranzo di Pasqua! Per non parlare di quando preparo il tiramisù o Coral la cheesecake! Che ve lo dico a fare!

E questo mi ha… questo mi ha… 

Sto cercando di ricordare cosa volevo scrivere ma mi è completamente passato di mente. 

Volevo parlare del cibo ma perché? Volevo parlare di quanto… di quanto per me non valesse poi più di tanto. E sarà che ci faccio più caso adesso, qui in Cina, perché “la cultura del cibo” è sacra a tal punto che quando ci si incontra in strada non ci si chiede: “come va?”, “come stai?” ma: “hai mangiato?”, “stai andando a mangiare?”. Ma non me lo ero mai posto prima il problema. L’importante per me è sempre stato con chi mangi e in quale spirito, non cosa o quanto. E…

E oggi ho pubblicato una foto di una torta che avevo in frigo e ben tre persone mi hanno fatto notare di quanto era vuoto. In effetti sì. Era completamente vuoto se non per la torta che ho mangiato appena sveglio. Un frigo vuoto. Immagino che per “la famiglia media mondiale” un frigo vuoto è qualcosa di “brutto”, qualcosa di triste. Non lo so. Ma so che mia madre legge questo diario e queste parole oggi sono per lei. 

Ma’… ho smesso di credere nel cibo dal momento in cui ho lasciato la tua casa. Amo ogni singola cosa che mangio e sono grato ad ogni cuoco, e ad ogni amico, e ad ogni amica, e ad ogni parente, e ad ogni zia, e ad ogni cugino, ad ogni amante. Sono grato a Coral, sono grato alle mie mani e alla mia voglia di chef che mi assale quando sono ubriaco e felice la domenica. Sono grato ad ogni briciola di pane che pago e che mi viene pagata. So quanto sacrificio è stato fatto e quanto sudore c’è dietro a ognuna di quelle briciole… ed è per questo che non butto mai nulla e al costo di scoppiare, finisco sempre quello che mi viene donato e posto in tavola difronte… ma… l’unico ricordo di cibo che ho è il tuo. La tua pastiera di riso dolce che mi preparavi d’inverno da piccolo e che mi lasciavi mangiare quando ero giù di morale. La tua crostata alla marmellata e la tua ciambella semplice, alla domenica pomeriggio. I tuoi biscotti e i tuoi plum-cake col latte, la notte quando ero in fame chimica. I tuoi ravioli. I tuoi ravioli doppio colore e le tagliatelle. I tuoi calzoni al sabato sera quando preferivi che restavo a casa piuttosto che perso in strada. I tuoi bignè alla crema. I tuoi struffoli al cioccolato e al miele. I “cazzi malati”, che la maggior parte dei lettori qui non conosce e di cui neanche so il vero nome! La pasta col latte. Me la ricordo da quando ero piccolo… cos’era? Latte di capra? Il farro e i minestroni quando non volevo mangiare e me ne uscivo con le mie cazzate sulla dieta e i digiuni. L’acqua e zucchero che mi preparavi la notte dopo che la passavo in bagno a vomitare l’anima. Acqua e zucchero. La mia torta di compleanno. Una, sempre la stessa; con la crema e le gocce di cioccolato fondente. Quanto mi manca se ci penso, la mia torta di compleanno. 

Saranno ormai dieci anni che non festeggiamo un compleanno insieme, ma so che la vita va così e so che anche tu lo sai… e non ho rimpianti. Perché so che a ogni compleanno quelle candeline ancora si spengono e quello champagne ancora si versa… per me, per te e per papà

Ti voglio bene.

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