28 Maggio 2022 – Complesso d’Inferiorità da Social Media

Diario Aperto - Paolo Cuciniello - Storie e Riflessioni

Mi è appena accaduta una cosa e finalmente ho capito cosa volevano dire quando dicevano che i social media aumentano il “complesso d’inferiorità”. Non mi era chiaro prima, non capivo. Questo perché non avevo mai speso del tempo a guardare i profili degli altri su Instagram, ad esempio. Mi limitavo (e ancora mi limito) a mettere le cose mie per far girare l’algoritmo del sistema a favore del mio nome solamente durante i periodi di promozione di un libro e poi nulla più. Invece, da un po’ di giorni a questa parte, (forse perché chiuso in casa o forse perché era destino che dovevo scrivere questa cosa oggi) mi sta capitando di vedere cosa postano gli altri. E lasciatelo dire, il sistema è fatto bene. Ma proprio bene! Perché più guardi cosa postano gli altri, più Instagram capisce a cosa sei interessato e più cose simili ti propone. È un cerchio

Ho guardato per un po’ il profilo di McGregor (il combattente UFC), poi ho guardato quello di Canelo (il boxer), quello di qualche pugile italiano, quello di qualche amico fighter in Thailandia e così via. 

Risultato? 

Da un po’ di giorni a questa parte la mia pagina Instagram è piena di gente che si allena e mena mazzate! Il che non mi dispiaceva all’inizio, anzi. Mi faceva comodo. Prendevo spunto per gli allenamenti in casa e per la giusta posizione di determinati esercizi. Vedevo che serie fare, come mettere il piede in un determinato tipo di calcio, come riscaldare una determinata parte del corpo nel caso in cui fa male, ecc. ecc. Ma stamattina mi sono reso conto che devo smettere. È solo una settimana che guardo queste cose e già mi sento una pippa
Praticamente tutto il mondo ha più muscoli di me, mena più forte di me, è più grosso di me, ha più soldi di me (perché allenarsi in certe palestre costa duecento euro a lezione e io se spendo duecento euro a lezione devo scappare da Coral che mi prende a calci nel culo) e sanno e fanno comunque più cose di me. Tanto che è venuto da chiedermi: ma io che mi alleno a fare? M’apro na birra e prendo due Ritz almeno me ‘mbriaco e so’ felice! O no?

Il complesso d’inferiorità. Eccolo qua. 

È fetente, eh! (Per citare il grande Totò). È fetente veramente. Ti prende senza che te ne accorgi. Piano, piano. Ti lascia credere che sia un normale pensiero di passaggio, che stia sorvolando lì per caso, e invece poi fa il nido. Fa il nido e s’insidia finché tu non ci credi davvero. Finché non ci credi davvero a che sei il più piccolo, il più debole, il più brutto, il più povero, il più goffo, il più stupido, il più fesso, il più ignorante, il più fallito, il più solo…

Ayo! (per citare i cinesi, questa volta).

Strappiamolo quel nido e buttiamolo giù che è meglio. Perché chi se ne importa se tutti sanno fare la ruota, la giravolta e quattro salti in padella? Noi sappiamo camminare? Sappiamo camminare di più rispetto a quando eravamo bambini? E allora!? A quello dobbiamo guardare. A se siamo migliori di noi stessi di ieri, a se siamo oggi in un posto più in alto/avanti rispetto a dove eravamo ieri. Non possiamo perdere tempo a compararci con gli altri. Gli altri non sono noi e noi non siamo gli altri. In più, siamo tutti in un capitolo differente della nostra vita. Lo siamo tra componenti della stessa famiglia sotto lo stesso tetto, immagina rispetto ad altri dall’altra parte del mondo. Come possiamo mai compararci? È una delle cose da non fare per continuare ad essere felici. Easy. 

Per questo ho chiuso Instagram, messo modalità aereo al telefono e con un bel ma vafaanc@#@ lanciatolo sul divano.

Sto molto meglio ora e sono felice, sai?

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