Che notte è stata la scorsa… sembrava stesse andando tutto bene ma all’improvviso ho cominciato ad avere problemi con il respirare. “Un po’ d’aria fresca e mi passerà”, ho pensato, “una boccata d’aria e due passi fuori”. Invece uscendo fuori respirare ha cominciato a fare male.
“Andiamo a casa”, ho detto a Coral.
“Tutto ok?”, mi ha chiesto.
“I don’t know. I feel off.”
A casa le cose sono peggiorate. Ho cominciato a respirare male e a tremare, come di freddo. Forse la polvere? Forse qualcosa mi ha fatto allergia?
“La devi smettere di fumare!”, mi ha rimproverato Coral e poi: “vieni qui”. E mi ha abbracciato.
Ci siamo messi a letto. Io con due cuscini sotto alla testa.
“Cazz! Mi sento un vecchio.”
“Tu la devi smettere di fumare e di bere!”
Ho avuto freddo. Ho tremato in un modo che non riesco nemmeno a descrivere. Respiravo male, in maniera rumorosa e affannata. “Ecco il COVID”, ho pensato, e ho cercato di fare mente locale dei posti in cui sono stato la scorsa settimana. Nessun caso da quelle parti. Allora devo averlo preso in qualche altro posto.Intanto tremavo e respirare faceva male. Non riuscivo a dormire. Ho cominciato ad avere dolori fortissimi alla pancia, insopportabili. “Qualcosa dentro si è rotto, chiama l’ambulanza!” E mentre stava per digitare il numero, in un arco di tempo che mi è sembrato lunghissimo, mi è venuto in mente che se fossi solo neanche l’ambulanza saprei chiamare.
“Qual è il numero?”
“120”.
“Se succede qualcosa a te, io manco aiuto riuscirei a chiamare”, ricordo di averle detto. O di aver pensato. “Aspetta! Non chiamare ancora.”
Ho sempre avuto non bei ricordi con le ambulanze e se devo chiamarla dev’essere l’ultima cosa. Sono andato in bagno. Ho camminato per casa. Ero diventato bianco in volto e camminavo a piccoli passi tremando ma i dolori allo stomaco si erano alleviati. Ho preso il crocifisso.
“Giusto per chiedergli scusa”, ho detto ridendo a Coral.
Non stavo meglio ma ho cercato di mettermi a letto. Bagno di sudore fino alle 3, quando mi sono svegliato per il mal di testa e ho deciso di alzarmi.
“Hey.”
“Shh. Stai qui, tu. Io vado di là.”
“Lascia le porte aperte però.”
“Sì.” e l’ho sfiorata.
Di là ho fatto colazione; anche se non ne avevo voglia. “Magari mi aiuta perché ieri a cena ho mangiato solo frutta e whisky”. Nel silenzio ho preso un libro, letto un racconto, riflettuto. Sorriso. The Garden Party by Katherine Mansfield. Posato quel libro e preso il Vangelo bianco, quello che il prete ci regalò a un campo scuola nel 2004 e che porto sempre con me. Lo apro sempre a caso, al mattino, e così oggi.
Ora l’anima mia è turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest’ora? Ma per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome.
E che devo dire? Padre, salvami da quest’ora? Ma per questo sono giunto a quest’ora. Mi è tornato in mente che non devo avere paura. Perché lo so e l’ho sempre saputo. No, Paola?
4:49. Pubblico questa pagina e sereno andrò, tremando e respirando male, ad abbracciare Coral. A dirle che l’amo. Ad accompagnarla nel sonno e chissà… forse a toccarla per l’ultima volta se non riaprirò più gli occhi.


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